Dalla preghiera alla solidarietà: la Giornata animata dal Gruppo Samuele nella basilica di Sanzeno. Non solo per le donne
Sanzeno, sabato 2 marzo – E’ è ormai buio quando entriamo in Basilica, un po’ alla spicciolata. Arriviamo da tanti paesi della val di Non, della val di Sole, dal resto della Diocesi ma anche da un po’ più lontano. Veniamo accolte e fermate in fondo alla Basilica: una grande striscia bianca ci impedisce di vedere oltre. La preghiera inizia lì, in fondo, e quando la striscia viene lacerata in due ci colpisce qualcosa di inatteso: una lunga tavolata allestita nella corsia centrale: stiamo entrando ad un vero banchetto, fatto di Parola e parole, di amicizia e canti, di colori, suoni, il tutto fatto preghiera.
Rapidamente la chiesa si riempie, pur essendo sabato sera e carnevale, e ogni anno questa Giornata di preghiera con le donne raccoglie sempre più adesioni. Non solo donne, perché se a preparare sono soprattutto loro, le donne che fanno riferimento al gruppo Samuele e quelle fedelissime piemontesi e bergamasche (e anche qualche gentil signore), a condividere la celebrazione sono donne e uomini desiderosi di crescere attraverso la modalità caratteristica di questo evento: informarsi per pregare, pregare per agire.
Un canto festoso apre la preghiera: “Tu palabra, Señor, no muere…” La tua Parola, Signore, non muore, perché è la vita stessa e la vita vivifica. Parole di Miguel de Unamuno, poeta basco, messe in forma di canone dalla comunità di Taizé. E i canoni di Taizé che ci accompagnano durante tutta la serata, proposti dal coro del gruppo Samuele composto di persone provenienti da 16 parrocchie della valle di Non (e anche qualcuno dalla sorella val di Sole). Un coro che parla da solo di ecumenismo, praticato nella preghiera e nel canto, da chi proviene da campanili diversi ma vuole camminare insieme.
La traccia di preghiera, preparata dalle donne della Slovenia ci sollecita sul tema dell’ospitalità e dell’accoglienza.
Le donne slovene si raccontano. Come Marjeta, emigrata in Svizzera e ritornata in Slovenia dopo la pensione che narra di come è stata accolta in questo rientro nella sua terra d’origine. O Mojca, abbandonata incinta dal compagno, che fa i conti con la fatica, che molte donne conoscono, del portare avanti lavoro e famiglia. Oppure Marija che con la sua pensione mantiene anche la famiglia del figlio perché non c’è lavoro. E ancora Ema che dopo aver sperimentato la vita con due genitori alcolisti si è vista il marito cadere nella stessa dipendenza quando ha perso il lavoro, e per questo si comporta in modo violento con lei e i figli.
Al centro della preghiera sta la proclamazione del Vangelo, Parola che vivifica la vita. La parabola del grande banchetto, raccontata da Luca, ci dice subito che è beato chi, nel fare un banchetto, invita coloro che non hanno di che ricambiare. Gesù ci spinge a chiamare a tavola chi più soffre, perché povero e malato. Ospitalità e accoglienza segnano una nuova relazione con gli altri. Noi siamo già seduti ad una tavola riccamente imbandita dal Signore e da lui siamo sollecitati a perseverare nell’ospitalità.
Chiamati ad agire concretamente veniamo stimolati a partecipare ad un gesto di solidarietà tangibile. Madre Daniela Rizzardi, canossiana, originaria di Coredo e attualmente superiora nella casa di Trento ci illustra la proposta. Le offerte raccolte nel corso della serata saranno consegnate per il sostegno al progetto “Training the Sudanese Future” realizzato a Khartoum (Sudan) dalla Fondazione Canossiana e rivolto alla formazione delle donne, di etnia mista e di varie religioni, impegnate nell’educazione scolastica di bambini e giovani. Questo per creare le condizioni per una integrazione vera e crescente tra bambini provenienti dal Nord e dal Sud del Sudan, cristiani e musulmani.
Prima di avviarci, con la benedizione di Dio che è Padre e Madre, durante l’ultimo canto ci accostiamo finalmente alla lunga tavolata dove ci attende il pane, da condividere tra di noi e da portare a casa, prolungando così preghiera e gioia.
Si riparte portando via, oltre al pane, la gioia festosa di questo incontro, il garofano rosso (fiore sloveno per eccellenza) di carta crespa ma soprattutto due inviti. Anzitutto a condividere col gruppo Samuele anche la preghiera del venerdì sera, dentro una fedeltà che produce frutto e senza la quale non sarebbero possibili eventi come quello della preghiera delle donne d’inizio marzo. E poi a tornare il prossimo anno, con altre amiche: sarà l’Africa, lo stato dello Zimbabwe, che nel 2020 ci rivolgerà l’invito alla preghiera.
Vanda Giuliani
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