E’ una ferita per tutta la Chiesa

Come si è arrivati al summit vaticano sugli abusi sessuali: le prime avvisaglie del problema già bel 2002, poi le denunce e l’azione decisa di Ratzinger e Bergoglio

somm2: «Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore».

“Vergogna e pentimento” scriveva papa Francesco nel mese di agosto. E il suo predecessore Ratzinger il Venerdì Santo 2005 aveva parlato di “sporcizia nella Chiesa”. E' lo scandalo della pedofilia da parte di preti e religiosi cattolici che si sono macchiati di autentici crimini nei confronti dei minori loro affidati.

Un fenomeno, quello degli abusi sessuali, presente anche nel resto della società civile, ma che nella Chiesa non era stato affrontato a sufficienza al punto che i responsabili non venivano assicurati alla giustizia, perché semplicemente destinati ad altro ruolo, complice una diversa percezione del problema, anche dal punto di vista psicologico, rispetto ad oggi, nella precisa intenzione di non destare scandalo tra i fedeli.

Così, se non sappiamo cosa sia accaduto in passato, sono venuti alla luce nomi e crimini compiuti dal secolo scorso fino ad oggi, in particolare in Europa e in America. E, alle drammatiche rivelazioni, è stato come un fiume in piena che ha travolto le Chiese locali gettando sconforto nelle comunità non senza evidenti risvolti, come negli Stati Uniti dove nelle parrocchie si sono drasticamente ridotti i gruppi di catechesi per l'iniziazione cristiana e ridimensionate le attività per i più giovani. Al punto che, in analogia a quanto accaduto nel mondo di Hollywood, qualcuno ha definito lo scandalo della pedofilia clericale «il #MeToo della Chiesa cattolica». 

Se nel 2010 – ma dal 2002 le prime avvisaglie – si era raggiunto l'apice con il susseguirsi ovunque di denunce delle vittime e relativa messa sotto accusa dei responsabili (alcuni nel frattempo deceduti), quanti confidavano nella conclusione della tristissima vicenda, sono stati purtroppo smentiti dalla pubblicazione la scorsa estate del rapporto del Gran Jurì della Pennsylvania che, di fatto, riapriva la diga e indotto la pubblicazione di altri elenchi dei criminali, diocesani o religiosi.

E, mentre le conferenze episcopali e le singole diocesi continuavano senza sosta la loro azione di “pulizia” interna mostrando compassione nei confronti delle vittime e piena collaborazione con la giustizia civile, oltre a mettere a punto delle task force per prevenire il fenomeno alla radice, arriva la “Lettera al popolo di Dio” di Papa Francesco che il 20 agosto scrive: «il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore». Un testo che ha scosso la Chiesa (perché la ferita degli abusi è una ferita per l'intera comunità ecclesiale) e contiene indicazioni precise e concrete, indicazioni spirituali e pastorali per una risposta corale e soprattutto condivisa nell'ottica dello sradicamento di quella mentalità clericale che per decenni ha abusato del suo potere e insabbiato i crimini. E, se le ferite non vanno mai prescritte, ecco la richiesta pressante a tutto il popolo di Dio per scardinare la cultura dell'omertà.

E al fine di una collegialità delle scelte pastorali dal 21 al 24 febbraio è convocata in Vaticano una riunione dei presidenti di tutte le conferenze episcopali sul tema della protezione dei minori al fine di sanare una delle piaghe più dolorose della storia della Chiesa.

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