“Nel giardino il mio noce presenta un viavai di formiche. Ho notato che molte foglie sono infestate dai pidocchi. Anche le noci (vedere foto) mi pare non promettano nulla di buono. Mi aiutate?”. – Giuliana (Bleggio inferiore)
Il problema lamentato dalla lettrice è dovuto ai pidocchi che le formiche frequentano alacremente per ricavarne la melata, una sostanza di scaro degli afidi, di cui esse sono ghiotte. Gli afidi si nutrono a spese della linfa e causano la deformazione delle foglie. Su piante adulte si può intervenire con trattamenti insetticidi, ma non c’è da preoccuparsi in quanto i danni sono spesso trascurabili. A vedere la foto allegata tuttavia ben più preoccupante è il problema che riguarda la mosca del noce (Rhagoletis completa) i cui adulti sfarfallano da metà di giugno a settembre.
Le femmine depongono le uova nel mallo immaturo e dopo appena cinque giorni esse si nutrono dello stesso. Dopo un mese le larve cadono a terra dove si impupano per poi sfarfallare l’anno dopo. Le punture della mosca sono ben riconoscibili sul frutto immaturo e verde. La polpa e la buccia del mallo iniziano a marcire in concomitanza con lo sviluppo delle larve e si colorano di nero. La consistenza della polpa diminuisce e poi si secca. Le varietà precoci sono più sensibili al parassita. La lotta preventiva consiste nella rimozione tempestiva dei frutti colpiti. L’allontanamento di quelli caduti va fatta subito per evitare la fuoriuscita delle larve e il loro impupamento nel terreno.
La posa di teli che impediscano questa fase può aiutare a limitare i danni. è consigliabile appendere trappole cromotropiche che vanno posizionate nel periodo di volo da metà giungo a settembre. In questo modo si riduce la densità della popolazione. Al momento non ci sono molecole chimiche registrate per la lotta diretta alla mosca del noce. Eventualmente si consiglia di usare Spinosad, utilizzato anche contro la carpocapsa, Carpo 600, Madex o Coragen. Eseguire due interventi ravvicinati a partire da metà giugno. A livello domestico si consigliano trappole proteiche a mezzo di comuni bottiglie di plastica riempite per un terzo di ammoniaca al 5% (non profumata) e acqua. Le bottiglie vanno appese ai rami con tappi speciali (tap-trap) reperibili in commercio che permettono di entrare all’insetto, ma non alla pioggia. Le mosche attratte dall’odore vi penetrano e annegano nel liquido.
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