Per ripristinare le aree danneggiate da Vaia e dal bostrico ci vorranno decenni. Sono 20mila gli ettari danneggiati, che si concentrano soprattutto nel Trentino orientale.
La prima difficoltà, per il Servizio foreste della Provincia di Trento, è data dalla disponibilità di piantine: i vivai di San Giorgio e del Casteller, infatti, riescono a produrre ogni anno tra le 400mila e le 500mila piantine di diverse specie, che consentono di ripristinare circa 200 ettari all’anno. Le piantine, prima di poter essere messe a dimora, devono però restare in vivaio dagli uno ai cinque anni, a seconda delle specie adatte alle singole zone.
Oltre alla difficoltà di approvvigionamento delle piantine, c’è quella legata alla stagionalità degli interventi di rimboschimento, che non possono essere realizzati durante l’inverno e che anche d’estate hanno limiti. E’ il caso, per esempio, della siccità prolungata come quella avvenuta nel 2022.
Il Piano approvato dalla Giunta provinciale a gennaio cerca di integrare il più possibile la rinnovazione spontanea del bosco nella ricostituzione, ma chiede anche di intervenire nei boschi che per la loro localizzazione svolgevano funzioni protettive dirette, o nei bacini più gravemente danneggiati, dove la scopertura dei suoli può peggiorare la situazione idrogeologica, o infine nelle aree dove il bosco svolgeva una funzione di protezione di sorgenti.
Nel corso del 2022 è stato attivato anche un bando per i rimboschimenti con fondi statali, limitato ad aziende agricole e imprese, e un secondo bando è attivo in questo momento, con scadenza il 10 luglio per la presentazione delle domande. In Valsugana sono stati stanziati ad alcuni Comuni sul PNRR dei fondi specifici per la realizzazione di rimboschimenti. Sono poi presenti iniziative autonome, con rimboschimenti effettuati dalla Magnifica Comunità di Fiemme, che dispone di vivai propri, interventi sponsorizzati da parte di imprese private. In autunno, sempre con fondi messi a disposizione dallo Stato sulla Strategia forestale nazionale, verrà infine attivato un nuovo bando aperto anche a Comuni ed altri enti territoriali.
Il Servizio foreste sta conducendo un’attività di verifica e di aggiornamento dei 18 boschi da seme presenti sul territorio provinciale, con l’obiettivo di una loro integrazione per le specie di interesse che attualmente ne sono prive.
La questione delle specie da mettere a dimora, che il piano individua per le varie fasce vegetazionali e per le diverse zone ecologiche, non può non considerare l’effetto dei cambiamenti climatici. L’innalzamento probabile della quota delle fasce vegetazionali da qui ai prossimi 50-70 anni comporta che nella scelta delle specie si adotti un atteggiamento flessibile. L’obiettivo è di portare i nuovi boschi verso popolamenti misti e ben strutturati, che si sono dimostrati più resistenti ai disturbi naturali e più capaci di reagire velocemente nel momento in cui vengono danneggiati.
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