Cercate su piattaforma Mia, di Ivano De Matteo, soprattutto se avete il dono (e la responsabilità) di essere genitori di figli adolescenti – e, in particolare, di figlie – come la bella e brava co-protagonista di questo film, Greta Gasbarri, nata nel 2006, al suo esordio cinematografico. La pellicola ha fatto parlare di sé ed è un bene, perché narra, in modo onesto e coraggioso, di un dramma che potrebbe capitare in ognuna delle nostre famiglie, anche quelle che possono pensare di essere le più lontane dal correre certi pericoli.
Mia, infatti, è una ragazza come tante: va a scuola, si confida con la sua migliore amica, gioca bene a pallavolo ed è amata – figlia unica – da due genitori semplici, ma che hanno il pregio di volersi davvero bene. Non ci sono ferite pregresse, la loro è una vita assolutamente “normale”, se la normalità esistesse… ma, quella che invece monta, lentamente e inesorabile, è la banalità di un male che era proprio accovacciato alla porta. Marco ha cinque anni di più, si innamora – così sembra – di questa ragazza bellissima e molto ingenua.
Passo dopo passo, la fa “sua” (nel nome di lei è scritto il pericolo del possesso), la induce a chiudersi verso i genitori, a interrompere la confidenza con l’amica, a vestirsi diversamente, non truccarsi più, anche lo sport non le è più consentito perché Marco è geloso dell’allenatore. Una spirale claustrofobica: Mia appare una vittima sacrificale verso il baratro e quando è aggredita nella carne, non è ancora finita. Persa l’innocenza in modo triste, Mia cerca rifugio a casa, ma è tardi. Anche l’aiuto psicologico non crea una protezione sufficiente. Il padre denuncia l’aggressore, ma questi reagisce con la violenza ancora più vigliacca dei social media per diffamare Mia, come il corpo prima che una persona… che se l’è cercata. Per la ragazza questo è asfissiante fino a portarla a un gesto che potrebbe essere di non ritorno.
Con un’interpretazione molto commovente di Edoardo Leo, il padre non accetta la tragedia. È dilaniato dal senso di colpa, pur essendo stato ben più diffidente della moglie nei confronti di chi gli stava “rubando” la figlia e ora non sa sostenere la moglie nella prova più dura. L’epilogo non è un lieto fine, ma un’ulteriore denuncia perché la giustizia umana è incapace di essere giusta.
De Matteo, romano, classe 1966, attore e poi regista davvero interessante, firma un’altra piccola, ma preziosa tessera in un mosaico di suoi titoli con la famiglia contemporanea al centro di dilemmi esistenziali raccontati con intelligenza e senza fare sconti alla verità. Di questi tempi è già moltissimo.
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