A Pian del Levro, vicino a Trambileno, la Fraternità di Gesù offre da 30 anni una testimonianza di vita semplice e accogliente ispirata al Vangelo e al Vaticano II
“Salire a Pian del Levro” è diventato per molti in questi anni un sinonimo dell’evangelico ritirarsi “in disparte”. Dove peraltro non bastano una suggestiva chiesetta in mattoni, il panorama dolce degli antichi fienili vicino a Trambileno e nemmeno la quiete contemplativa di una periferia dimenticata. A rendere Pian del Levro quello che è – una ricercata oasi di spiritualità e di semplice vita cristiana – è la presenza di una comunità di persone che hanno sentito il bisogno di aderire con passione e costanza alla Parola di Dio e a quanto essa può suscitare anche nello scorrere dei giorni. Già trent’anni sono passati da quando l’intuizione di don Gianni Tomasi e la disponibilità alla ricerca spirituale di alcune giovani donne ha avviato quest’esperienza ben inserita fin da subito nella Chiesa diocesana, con quello spirito che è stato donato dal Vaticano II.
Anche nella denominazione “Comunità diocesana” della Piccola Fraternità di Gesù si coglie infatti la determinazione ad accompagnare da vicino la Chiesa locale, in sintonia con i suoi pastori (dagli arcivescovi Gottardi a Tisi, attraverso Sartori e Bressan), in un servizio del quale molti hanno goduto: dai giovani in ricerca di un’adesione più decisa al Vangelo ai genitori interpellati dalle sfide educative, dai consacrati desiderosi di qualche giorno di respiro a persone in difficoltà che quassù hanno goduto di un’accoglienza anche umana.
Scandite dalla preghiera, le giornate e le stagioni a Pian del Levro non si possono ripercorrere attraverso date precise; sono state segnate da un discernimento lento, sempre comunitario, imposto da tempi nuovi eppure ancorato all’ispirazione iniziale: “Vorremmo essere – si legge nel piccolo progetto di vita ‘Rimanete in me’ – “dei cercatori del Suo Regno nel lasciarci trasformare dalla Parola di Dio e dall’Eucarestia, sorretti dallo Spirito Santo e nell’accogliere in Gesù i fratelli e sorelle, specialmente quelli che fanno più fatica”.
La fioritura attorno al grande fico
Anche il trentennale, nello scorso fine settimana, è stato vissuto nella coerenza ad una quotidianità, senza amarcord o autorità. Piuttosto, la dimensione della lode al Signore per quanto fiorito in questi anni attorno al grande fico del giardino. Molto gradita anche la condivisione con gli amici più vicini di una riflessione sulla Parola suggerita da un monaco di Bose, la comunità piemontese con cui Pian del Levro è in relazione costante. “In questo brano di Giovanni (il capitolo 15;) comprendiamo quanto l’amore di Dio si esprime nella vita di Gesù – ha spiegato il Pastore Attinger – ovvero dare la vita per gli altri, preferire la vita degli altri alla propria. E’ un cammino graduale, che però dà gioia e consente una vita fraterna, favorita da quello strumento formidabile che è il perdono”.
L’acqua ad alimentare la fontana della Fraternità, simbolo visibile a ricordo di don Gianni, si esplicita attraverso una brocca che contiene le intercessioni di chi passa in comunità, questo essere qui per … ha suscitato nel tempo nuove presenze provenienti da luoghi vicini e lontani, ma anche un intreccio di collaborazioni con le realtà ecclesiali del territorio. Significativa la presenza al trentennale dei presbiteri dell’unità pastorale di cui Trambileno fa parte tra cui il responsabile della pastorale giovanile di Rovereto don Daniel Romagnuolo, in quanto interessato e affascinato dalla Parola di Dio.
Gli ospiti mescolati alle sorelle
Chi ha la possibilità di trascorrere qualche ora o qualche giornata a Pian del Levro tocca con mano la tensione umile a questo riferimento essenziale al Vangelo, espresso anche in rapporti fraterni. Nelle attività di accoglienza e di preghiera comune, ma anche nella coltivazione dell’orto, nella lavorazione artigianale della cera o nell’arte iconografica, secondo la tecnica e la spiritualità orientale. Gli ospiti vengono coinvolti, finiscono per mescolarsi anche nell’aula liturgica; qui tutto ritorna, sotto quella sorta di tenda triangolare che è la casa-chiesa, come il progettista Paolo Bedogni insieme con la fraternità hanno voluto chiamarla per evidenziare lo spazio di una casa, che significa anche amicizia, commensalità, guarigione e vicinanza. E’ interessante cogliere il valore di quell’ambone posto di fronte all’altare (realizzato nella stessa pietra locale), come due fuochi dai quali prende forma la vita della comunità e anche le sue relazioni. Da questo spazio centrale la vita di preghiera raggiunge anche la vicina biblioteca, i locali per l’accoglienza degli ospiti e lo “storico” tavolone, che ha resistito agli anni sotto il pergolato.
La visita a Pian del Levro suggerisce anche un ringraziamento per il servizio di commento alla Parola reso a Vita Trentina in quest’anno liturgico (al termine, le sorelle si prenderanno una pausa meritata) e per il sostegno silenzioso a tante iniziative della Chiesa trentina. Dove guarda la Fraternità per i prossimi trent’anni? Risponde Emilia, la responsabile: “Tenere alto lo sguardo lasciandoci condurre da un bisogno urgente di verità che viene dalla Parola letta e pregata, custodita e vissuta in una relazione di fraternità semplice ma reale, con tutti e nella gioia, sapendo che non siamo noi a dare frutto ma è Lui, il Signore Gesù, noi siamo solo chiamati a portare il frutto ricevuto e a condividerlo con quanti camminano con noi”.
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