Lo spunto:
La figura di Ulisse Marzatico, libraio, tessitore di cultura, uomo di montagna verrà ricordata a dieci anni dalla scomparsa da “Italia Nostra”, di cui fu a lungo presidente e animatore, sabato 10 giugno in un incontro presso l’Aula Grande della Fondazione Bruno Kessler (già Itc) in via Santa Croce a Trento: “Ulisse Marzatico (1928 -2013), un trentino scomodo”. L’inizio è previsto per le ore 9. Porteranno un saluto Manuela Baldracchi, presidente della sezione di Trento di Italia Nostra, Jole Manica, vicepresidente della Sat, e Mauro Leveghi, presidente del Filmfestival. Sono previsti interventi di Giorgio Rigo (Attraverso mezzo secolo), Claudio Ambrosi (In cordata con la Sat), Leonardo Bizzaro (Sì, il dibattito sì), Arrigo Dalfovo (Ulisse e la Pro Cultura), Eleonora Tonezzer con un video su Ulisse. Seguiranno brevi testimonianze di Silvia Metzeltin Buscaini, Waltraud de Concini, Mario Cristofolini, Simone Berlanda, Franco de Battaglia, Paolo Endrici, Anna Mayr, Paolo Mayr, Carlo Martinelli, Franco Marzatico. La conclusione è prevista alle 13.
Ricordare Ulisse Marzatico a dieci anni dalla scomparsa non è solo misurare il grande vuoto che egli ha lasciato nelle attività che gli erano più care e che seguiva direttamente: il suo mestiere di libraio e l’impegno in “Italia Nostra” nella tutela di paesaggi, monumenti, bellezze naturali. è soprattutto riandare a una grande stagione nella quale, per oltre mezzo secolo, Ulisse fu protagonista nel promuovere cultura, nello scoprire e valorizzare i giovani perché essi avessero la possibilità non tanto di emergere, ma di sviluppare le loro vocazioni più profonde. Una stagione che ha saputo soprattutto mostrare come l’amicizia non sia solo un intreccio di relazioni e consonanze, ma una fonte di energia, una scuola dalla quale imparare: mai a senso unico.
Ripensando a Marzatico è forse proprio la sua amicizia che più manca e più ha lasciato il segno. La coltivava come una cosa preziosa. Non era solo il saper entrare in sintonia con una persona che sentiva vicina, era il piacere di scoprire nell’altro una dimensione umana e culturale che arricchiva entrambi. Una “scoperta”, ecco, una terra nuova che poteva dare inizio a un percorso insieme, ma poteva anche solo stimolare a interrogarsi, mettersi in dubbio in confronti dialettici che comprendevano anche momenti di disaccordo, ma sempre volti a portare nuove esperienze, a promuovere nuove avventure intellettuali. L’amicizia con Ulisse era una carica di energie vitali, all’origine di impegni, iniziative, proposte. Per questo Ulisse era molto esigente con i suoi amici. Il modo tagliente con cui sapeva giudicare le persone, soprattutto quelle alle quali teneva di più, era diventato proverbiale ed anche temuto. Ma si capiva che la sua era una ricerca di completezza, efficacia, richiamo di sobrietà e verità, lealtà, mai senso di superiorità nel giudizio o nella condanna.
In questa cornice, anche complessa, di rapporti e relazioni, non era mai geloso di ciò che imparava e viveva. Condivideva. Raccontava dei suoi viaggi e delle esplorazioni fra baie e scogli delle sue amate isole Tremiti e a Mala Milna in Dalmazia, suggeriva letture, gite in montagna, incontri. Oppure proponeva quei “documenti” di Italia Nostra, sintetici ma completi, tanto preziosi per capire i retroscena anche politici e civili delle speculazioni e degli sfregi ambientali che vi venivano denunciati. Se si guarda al fondo di questi “documenti”, che sono il suo grande lascito al Trentino, terra che molto amava e di cui conosceva tutti i risvolti ambientali e storici, della storia, trova anche qui un patrimonio di amicizia accanto a una curiosità di vita inarrestabile, a una passione civile totale, perché il “bene comune” era per lui sentirsi amico, fratello, per condividere, traghettare le esperienze da una generazione all’altra. Il suo farsi “promotore di cultura” non era quindi volontà di organizzare (anche se era un bravissimo organizzatore), ma di donare, di costruire insieme. Per questo, dietro le apparenze che potevano apparire anche un po’ disincantate, era rigorosissimo con sé stesso, molto disciplinato nelle sue giornate. All’alba era sempre il primo a recarsi alla posta ferrovia a ritirare i giornali ai quali era abbonato. Era informato di tutto, nessuna notizia gli scappava. Una grande lezione.
Partecipe della lunga tradizione trentina di cultura civile (frequentava la famiglia Battisti, era stato allievo di Giulio Benedetto Emert e rivendicava sempre con gratitudine quella sua formazione) fu un innovatore nella ricerca dei mezzi espressivi e comunicativi del cinema (fra i primi “pionieri” del cineforum negli anni del dopoguerra e del Film Festival della Montagna, cui rimase sempre legato, “affezionato”, stimolandolo ad essere veicolo di autentica cultura alpina, non solo contenitore di spettacolo. Il fondamentale “Montagna da vivere, montagna da salvare”, mostra e catalogo, che denunciarono le banalità della montagna consumistica si deve a lui, come a lui si devono gli stimoli quasi quotidiani che sapeva trasmettere ai giornali locali (c’era Luigino Mattei all’”Alto Adige”) per renderli più incisivi. Fu rinnovatore della gloriosa Pro Cultura, passata dalle dotte conferenze ai dibattiti sui grandi problemi dell’attualità, e dell’editoria locale, prima ancora di passare dalla zincografia Tridentum alla libreria Disertori e al fruttuoso sodalizio con Riccardo Bacchi della Temi (quanta nostalgia per quella piccola seggiola in vetrina su cui esponeva i libri “meritevoli” di essere letti)! Era un vulcano. Fu tra i promotori della grande battaglia contro la funivia che da Molveno alla Bocca di Brenta avrebbe “cancellato” quel gruppo dolomitico, ma la sua amicizia si esprimeva anche in una gioiosa convivialità, quando alla tradizionale passeggiata d’autunno di Italia Nostra a “le Sole”, la “casa da mont” delle sorelle Antolini, si aggiungeva il pranzo con la polenta da loro preparato. C’erano Alberto Agostini, Renzo Masé, Martha e Sandro Canestrini… Ulisse avrebbe amato un brindisi a tutti i suoi amici.
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