Comunicazione e formazione, i temi della lettera dei vescovi toscani, ispirati dall'insegnamento di don Lorenzo Milani
“E’ solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli”. E’ questa l’essenza dell’esperienza pastorale di don Lorenzo Milani, che aveva fatto della scuola lo strumento con il quale colmare il “dislivello umano” dei sui parrocchiani, per poi avvicinarli alla Parola, a quel Verbo che, ci ricorda Giovanni nel incipit del suo Vangelo, era in principio presso Dio. A partire da quell’esperienza e da quella testimonianza, a poco più di un anno dalla visita di papa Francesco a Barbiana, i vescovi toscani ci offrono una stimolante riflessione sulla «forza della parola» nella prospettiva della formazione e della comunicazione. «La Forza della parola. Lettera su comunicazione e formazione a 50 anni dalla morte di don Lorenzo Milani» (uscita in questi giorni per le Edizioni Dehoniane) prende avvio dalla constatazione, profondamente milaniana, che “esistono, in noi e intorno a noi, parole piene e parole vuote, parole vive e parole morte, parole di luce e parole di tenebra, e che viviamo immersi in un linguaggio spesso banale, ingannevole e violento”. Di certo internet ha decretato la fine della scarsità delle informazioni, ma l'abbondanza ha un costo ed è la creazione di scarsità altrove: proprio nella qualità di questi contenuti e di certa informazione! Anche per la pigrizia di questo nuovo millennio in cui nessuno sembra avere più la cortesia di leggere oltre le poche righe di un cinguettio di twitter, il testo della lettera pastorale ci ricorda “il fascino della parola che è tra i principali strumenti che rendono possibile la comunicazione umana” e ci invita “a metterci in cerca di quelle parole nuove che ci aiutino a illuminare il futuro verso il quale ci muoviamo”, che si muove “a partire dall’ambivalenza tra parole vuote e parole piene di senso e di spessore”. Tra i molti temi sui quali don Lorenzo Milani si è soffermato nella sua vita, i vescovi toscani hanno voluto proprio riportare all’attenzione «la sua acuta riflessione sul primato della comunicazione e sul valore della parola», condensandola in ottantotto pagine, dense di citazioni. Un testo certamente impegnativo, che si apre con tre “dediche”: un versetto dell’evangelista Luca (4,32) che testimonia come Gesù parlasse “con autorità”, la celebre frase di don Milani “La lingua fa eguali” cha abbiamo riportato in apertura, e una lirica di Mario Luzi, dal titolo “Vola alta, parola”. Nell’Introduzione si spiega “il perché di questa lettera” e se ne anticipa il percorso. Seguono otto capitoli, con i quali si auspicano “una vera e propria purificazione del linguaggio che lo liberi da tutte le ombre e le memorie negative che lo hanno segnato”. “Giunti alla conclusione della nostra riflessione sulla forza della parola – ricordano infine i vescovi toscani – ci rendiamo conto di avere, per così dire, solo alzato il velo su una questione di grandissimo rilievo e che continuerà a sfidarci per molti anni a venire. In effetti, a noi premeva soprattutto attirare l’attenzione su questo tema cruciale, provando, in qualche modo, a saldare il debito di riconoscenza che le nostre Chiese, in Toscana e non solo, hanno accumulato nei confronti dell’esperienza e dell’insegnamento di don Lorenzo Milani”.
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