“Arrotinoooooo!!!!” si sentiva gridare un tempo nelle piazze di paesi e città. Era l’annuncio dell’arrivo dell’artigiano al quale si potevano affidare forbici e coltelli, accette e roncole da affilare. All’ambulante si rivolgevano anche macellai, sarti e barbieri per coltelli, forbici e rasoi: ad ogni cliente corrispondeva un filo specifico. Un mestiere antico, esercitato nelle botteghe artigiane ma anche sulle strade a piedi, su una carretta o una bicicletta con la “mola a pedale”. Dalla Val Rendena molti arrotini emigrarono in tutto il mondo, esportando una tradizione oggi in crisi: i pochi veri arrotini devono dedicarsi anche alla vendita di utensili.
Quali oggetti arrivano oggi nelle sue mani?
Il lavoro è cambiato molto. Un tempo in montagna si affilavano soprattutto roncole per tagliare la legna e falcetti per l’erba. Non la falce, quella veniva ‘battuta’ dal contadino. E poi le
seghe, le accette, le asce, tutti i tipi di coltelli, forbici e rasoi. Oggi affiliamo soprattutto coltelli e forbici.
Da quanti anni fa questo lavoro?
Da 56 anni. Avevo 15 anni quando ho cominciato ad aiutare mio fratello maggiore dal quale ho imparato l’arte, prima di mettermi in proprio nel 1957. È una passione, la mia, nata dalla tradizione, perché in Val Rendena l’arrotino era il mestiere più diffuso.
Ha fatto l’ambulante?
No, nel mio paese gli ambulanti erano rimasti in pochi. Gli altri erano già emigrati in giro per il mondo.
Come si lavorava una volta?
Quando non c’era l’elettricità, la mola veniva fatta girare con una cinghia azionata a pedale, come le macchine da cucire delle sarte. La mola era normalmente di sasso: aveva il pregio di fare un filo sottile ed il difetto che si usurava presto. Poi venne anche la mola di smeriglio ad acqua.
Lei lavora prevalentemente a mano o con le macchine?
Dobbiamo distinguere: c’è il lavoro artigianale, svolto principalmente a mano con l’utilizzo però di mole a motore e c’è il lavoro industriale con macchinari più grandi.
In tanto tempo non si è mai fatto male?
I piccoli tagli sono all’ordine del giorno, ma ricordo anche qualche episodio grave. Mi trovavo sotto padrone in Germania e mi è arrivato un coltello a mezza luna sul naso. Avevo inavvertitamente toccato con la punta la mola ed il coltello mi era sfuggito di mano. E’ stato un attimo: mi ha battuto sul naso e poi è volato in aria finendo conficcato nel pavimento per un centimetro e mezzo!
A che cosa serve quella stecca di acciaio che si vede in cucina?
Stai parlando dell’acciarino, che può essere di forma rotonda o ovale o anche piatta. È fatto di acciaio rigato con righe longitudinali (non trasversali, come la lima) e serve a rifare il filo al coltello.
Tanta gente oggi butta via i coltelli. Che ne pensa?
È vero, oggi si è affievolito il senso del riutilizzo e del risparmio. Un tempo la gente comperava un coltello e cercava che durasse tutta la vita. Adesso invece lo compera a poco prezzo come prodotto di serie, sapendo di buttarlo via presto. Chi invece desidera avere un buon coltello, vi si affeziona e lo porta da noi ad affilare.
Come si svolgeva il lavoro dell’ambulante?
Arrivato in una città, cercava un luogo dove mettersi e poi girava di casa in casa a chiedere oggetti da affilare. In passato – con una forma di sfruttamento minorile – l’arrotino mandava alcuni bambini molto piccoli, anche di 5 o 6 anni, che dovevano bussare alle porte delle case. Se non gli portavano almeno alcuni coltelli o forbici non ricevano da mangiare. In dialetto questi garzoni si chiamavano alacial.
Si può sbagliare?
Se non si conosce il mestiere di arrotino con una mola si possono rovinare tanti attrezzi. C’è una tecnica specifica: se tu affili un coltello come una forbice, non va bene. Perché il coltello va affilato da tutte e due le parti, la forbice invece va affilata da una parte sola.
Facendo l’arrotino si guadagna da vivere?
Se c’è tanto lavoro si vive, altrimenti è dura. Personalmente oltre al lavoro dell’affilatura, tengo anche la vendita di utensili e la realizzazione di chiavi. Altri colleghi hanno riparato ombrelli. È raro trovare un arrotino che faccia solo l’arrotino.
Lei ha 71 anni, dopo di lei chi proseguirà?
Della mia famiglia, nessuno. Ho avuto tre figlie femmine e l’unica che in un certo senso prosegue la mia attività – ma non come lavoro – è quella che vive in clausura a Borgo Valsugana. È una suora clarissa e in occasione del suo compleanno mi ha chiesto come regalo una smerigliatrice perché in convento si dedica a tutti i lavori di manutenzione ed ha bisogno di affilare gli attrezzi!
intervista a cura della V della elementare Sacra Famiglia di Trento
Scheda:
Nome: Narciso
Cognome: Lorenzi
Segni particolari: Arrotino di origine rendenese, ha la bottega in piazza Pasi a Trento
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