Le persone anziane si rilassano se sono immerse in scenari realistici e naturali creati con la realtà virtuale, tramite un visore. È questo il quadro emerso da un’indagine condotta da Susanna Pandini, dottoranda dell’Università di Padova presso il Digital health and wellbeing della Fondazione Bruno Kessler, che che si intitola “Utilizzo di ambienti personalizzati virtuali in persone con deterioramento cognitivo”.
Lo studio ha coinvolto 23 anziani con un’età media di 86,6 anni della Apsp “Margherita Grazioli” di Povo, ed è stato condotto tra gennaio e febbraio di quest’anno.
“Abbiamo voluto indagare – ha spiegato Pardini – se far provare la realtà virtuale agli anziani potesse causare effetti avversi associabili all’utilizzo del visore. Ma non solo: volevamo verificare se questa procedura sperimentale potesse meritare successive indagini più rigorose, in termini di valutazione dell’efficacia clinica e statistica”.
Normalmente stare in contesti naturali incrementa la percezione di emozioni positive e ha un’influenza sulla riduzione di paura, ansia, rabbia e tristezza. I residenti nelle case di riposo, però, spesso non hanno la possibilità di vivere esperienze ricreative e piacevoli all’aria aperta. Nei laboratori di FBK sono stati sviluppati ambienti virtuali 3D rilassanti e personalizzabili, con suoni e dettagli grafici. Gli anziani hanno quindi potuto scegliere come e dove vivere l’esperienza in 3D: al mare, in montagna o in campagna, vedendo il tramonto oppure l’alba, osservando alberi o cascate e ascoltando musica classica o musica leggera.
“Il nostro studio – ha affermato Pardini – ha dato risultati soddisfacenti, e conferma quanto messo in rilievo da ricerche precedenti. L’esperienza con la realtà virtuale è stata complessivamente ben tollerata dai partecipanti, che non hanno manifestato o riferito effetti collaterali moderati o gravi in relazione all’uso del visore (come nausea, vertigini o confusione). Inoltre, i partecipanti hanno espresso verbalmente, o manifestato con un comportamento non verbale, uno stato generale di interesse, consapevolezza, impegno e piacevolezza durante l’esposizione virtuale, mostrando di aver apprezzato l’esperienza”.
Il risultato ottenuto, ha spiegato la ricercatrice, è positivo: “Abbiamo riscontrato che lo stato di rilassamento degli anziani è aumentato, e si è ridotta l’ansia e la preoccupazione dopo l’uso della realtà virtuale. Questi risultati sostengono l’ipotesi che la RV possa servire come esperienza utile per gestire o ridurre lo stato di stress e rappresentano una strada promettente per ridurre l’isolamento e incrementare il coinvolgimento in attività ricreative e utili per il benessere indirizzate a diversi tipi di popolazione”.
Secondo il responsabile dell’Unità di ricerca digital health research di FBK, Oscar Mayora, “questo tipo di intervento potrebbe in futuro diventare una terapia digitale“. “In FBK – ha spiegato – stiamo esplorando la potenzialità della VR in sanità, e anche in altri contesti, per supportare varie condizioni, come le terapie del dolore, dell’autismo, dove abbiamo già avviato alcuni progetti specifici”.
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