Così l'Arcivescovo ha spiegato la riforma della Curia diocesana all'insegna della semplificazione che – ha detto – “è un'esigenza in linea con la semplicità evangelica”
E’ stato l’Arcivescovo Lauro Tisi a introdurre venerdì scorso l’incontro con tutti i dipendenti curiali convocati presso l’aula magna del Vigilianum: “Le ragioni che mi hanno portato alla decisione di dar corso ad una riforma che andrà a modificare in modo sostanziale la struttura della Curia diocesana sono anzitutto di carattere pastorale e spirituale” ha esordito, dopo aver osservato che ci sono momenti “in cui un vescovo è chiamato alla responsabilità di prendere una decisione”. Ed ha aggiunto: “Sento imprescindibile l’urgenza, per la nostra Chiesa, di rilanciare un Annuncio realizzato da una comunità che, nella concretezza della propria vita, riproduce i gesti di Gesù di Nazareth, contribuendo in modo importante a costruire quella cultura del dono di sé lontano dal quale non è possibile trovare un senso all’esistere”.
A partire dalla considerazione che gli organismi curiali devono essere a servizio delle comunità credenti sul territorio, ha rilevato come esse hanno subito profonde modificazioni, sia per il venir meno dei presbiteri che dei fedeli praticanti. “La parrocchia tradizionale non esiste più – ha aggiunto – siamo di fronte ormai a zone pastorali molte ampie, affidate alla cura di pochi sacerdoti, con strutture sproporzionate che mettono a dura prova un’evangelizzazione efficace”. Don Lauro ha quindi constatato come “parallelamente e paradossalmente, la realtà che non è andata modificandosi è la struttura della curia diocesana. Sono rimasti i molteplici uffici, con una propria organizzazione e struttura autonoma in una frammentazione eccessiva di sigle pastorali”.
Ed a proposito a ribadito questa convinzione personale maturata da molto tempo ed espressa anche al tavolo della Conferenza Episcopale Triveneta: “E' ormai tempo di superare l’impostazione di una pastorale settorializzata in molte pastorali. Il soggetto pastorale è la comunità nel suo insieme, dove non dovrebbero prevalere i singoli ambiti o settori, con le rispettive attività, con il pericolo di favorire una parcellizzazione a rischio di autoreferenzialità”.
Mons. Tisi aveva in precedenza anche ringraziato le persone che da mesi hanno contribuito a questo ridisegno: i membri del Consiglio episcopale (il vicario don Marco Saiani, il cancelliere don Alessandro Aste e il vicario per il clero don Ferruccio Furlan), l'economo diocesano Claudio Puerari, il rettore del Seminario don Tiziano Telch e nell'ultima fase gli altri soggetti chiamati a più ampie responsabilità nel nuovo Consiglio di Curia.
Altri dettagli sull’iter della riforma, che è stata preceduta da un’analisi degli organismi diocesani, sono stati offerti poi dal vicario generale don Saiani che ha annunciato le quattro aree dentro le quali andranno a confluire le attività svolte finora dagli attuali uffici. I delegati, ricevendo in una busta personale l’indicazione del loro incarico all’interno della specifica area, si sono poi suddivisi nei quattro gruppi con i rispettivi delegati: Area Annuncio e Sacramenti (don Rolando Covi), Area Cultura (don Andrea Decarli), Area Testimonianza e impegno sociale (don Cristiano Bettega), Area Amministrazione e Affari Generali (Claudio Puerari).
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