“Un amministratore mosso da spirito di vendetta e che va alla rappresaglia: questo appare oggi più che mai il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ha dichiarato guerra agli orsi che fanno gli orsi“.
Questa è la posizione dell’Oipa, espressa dopo la conferenza stampa di venerdì sera, durante la quale il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha dichiarato di voler riportare gli orsi presenti in Trentino con il progetto Life Ursus ai 50 iniziali (mentre oggi, secondo quanto riportato venerdì in conferenza stampa, sono circa 100). Il modo in cui questo verrà fatto, però, al momento non è ancora chiaro: “Il nostro dovere è farlo, non importa come lo facciamo”, ha detto Fugatti in conferenza stampa.
“Un amministratore in campagna elettorale – le elezioni provinciali si terranno il prossimo ottobre – che in nome della “sicurezza” delle proprie comunità non si cura né di coloro che non vogliono il sangue di animali colpevoli di seguire il loro istinto naturale, né di rispettare l’articolo 9 della Costituzione, arrivando a chiedere lo stravolgimento della normativa, europea e nazionale, a tutela di specie protette”, continua ancora l’Oipa.
La Lav parla di “una reazione priva di ogni fondamento logico e scientifico, mossa solamente da un senso di becera vendetta”.
Per il vicepresidente nazionale Lav, e responsabile trentino dell’associazione, Simone Stefani, quella della provincia è “una lucida strategia politica e ideologica, non scientifica, come ha detto il medico veterinario trentino Alessandro De Guelmi, che ha curato il progetto ‘Life Ursus’ di reintroduzione dell’orso voluto dalla stessa Provincia oltre vent’anni fa, finanziato con soldi pubblici chiesti e ottenuti da Trento all’Unione Europea, animali prima sterminati da caccia e urbanizzazione e poi usati come attrazione turistica e indotto commerciale”.
“Risponderemo colpo su colpo, nelle aule giudiziarie e in piazza, a ogni minaccia alla vita degli orsi e per continuare a coltivare la possibile, necessaria, pacifica convivenza fra tutti – ha dichiarato Massimo Vitturi, responsabile nazionale Lav Animali Selvatici – le accuse del Presidente Fugatti gli si ritorceranno contro perché dimostreremo in ogni tribunale e ai cittadini che non è stato mai fatto tutto ciò che era nelle possibilità di Provincia e Comuni per prevenire gli incidenti, informando correttamente e assiduamente cittadini e turisti, eliminando le attrattive per gli orsi come i rifiuti, vietando l’accesso umano in alcuni boschi in particolari periodi dell’anno, come succede normalmente in altri Paesi”.
Anche il Parco Naturale Adamello Brenta ha preso parola dopo la tragedia di Caldes. “Quello che è successo – dichiarano il presidente Walter Ferrazza, il direttore Cristiano Trotter e il responsabile delle attività di ricerca scientifica dell’ente Andrea Mustoni – ora deve spingerci ad accrescere ulteriormente il nostro impegno per minimizzare le possibilità che si verifichino altre situazioni conflittuali o drammatiche. Siamo convinti che, al di là delle decisioni da prendersi nell’immediato, sia necessario continuare a studiare, a fare ricerca, a cercare di capire perché certi eventi avvengono, e a confrontarci con i modelli offerti da altre realtà, pur nella consapevolezza che non si possono fare paragoni semplicistici fra territori diversi o specie diverse”.
A fare la differenza, sottolinea il Parco, è la comunicazione. “Siamo inoltre convinti che una comunicazione corretta, trasparente e ‘laica’ sia la strada più giusta ed efficace per aiutare sia le genti trentine che i visitatori a vivere il nostro straordinario ambiente naturale in maniera sicura, attenta, consapevole. Per questo ci impegneremo a coltivare un ancora più stretto dialogo con le strutture provinciali competenti, con gli enti locali, con le comunità interessate. Moltiplicheremo il nostro impegno nelle scuole, nei sentieri assieme agli escursionisti, nelle nostre case del Parco, nei luoghi dove si concentrano i visitatori, per dare loro informazioni utili anche sulla presenza di grandi carnivori e per prevenire l’insorgere di situazioni potenzialmente ‘a rischio’”.
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