Quarto appuntamento per l’itinerario quaresimale dei Ritratti di santi, proposto dal Movimento Ecclesiale Carmelitano e una figura tutta particolare: il beato Isidoro Bakanja. Un giovane che, come migliaia di altri nel continente africano, ha dovuto lavorare per i colonizzatori bianchi provenienti dall’Europa.
Convertitosi al cristianesimo dopo aver conosciuto due Padri trappisti, incappò in un “padrone” che nutriva un odio feroce per la fede in tutte le sue manifestazioni e che lo fece frustare a sangue per il solo fatto che rifiutava di togliersi dal collo lo scapolare della Vergine del Monte Carmelo. Morì alcuni mesi dopo, in conseguenza delle gravissime ferite riportate, perdonando di cuore l’uomo che lo aveva condotto in fin di vita e dicendo dolcemente che dal Cielo avrebbe pregato molto per lui.
Nell’omelia per la beatificazione, avvenuta nel 1994, papa Giovanni Paolo II si rivolse al beato Isidoro con queste parole: «Hai perdonato i tuoi persecutori, come il tuo Maestro sulla Croce; e hai dimostrato di essere artefice di pace e di riconciliazione. In un’Africa dolorosamente provata dalle lotte tra etnie, il tuo esempio luminoso è un invito alla concordia e al riavvicinamento tra i figli dello stesso Padre celeste».
La Chiesa gli ha attribuito il titolo inedito di «martire dello Scapolare».
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