Valentina Santoni, nuova gestrice del rifugio “Pernici”: “In montagna emozioni uniche e impagabili”

Valentina Santoni, 23 anni a maggio è la giovanissima nuova gestrice del rifugio “Nino Pernici” della Sat,

Non ha neanche 23 anni, li compirà a maggio, la nuova gestrice del rifugio alpino Bocca di Trat – “Nino Pernici” della Sat. Si chiama Valentina Santoni, è socia della Società alpinistica tridentina fin da quando era piccola ed è sempre stata attiva nella sezione di Arco anche in qualità di accompagnatrice di alpinismo giovanile.

Valentina, come ci si sente ad essere tra i più giovani rifugisti d’Italia?

“Dopo aver fatto la domanda ci speravo perché era qualcosa che sognavo da sempre, ma davvero non mi aspettavo di essere scelta. Ora un misto di felicità e soddisfazione, ma anche un po’ di timore perché mi sto addentrando in una grande avventura e ci sono tante cose da fare. Sicuramente mi aiuteranno l’esperienza maturata al rifugio Stivo e anche le persone che saranno al mio fianco”.

Quella della montagna è una passione che ti porti dentro fin da piccola…

“E il rifugio, di fatto, resta sempre un traguardo. Quando i miei genitori mi portavano a mangiare la polenta era il punto di arrivo della camminata, adesso, dal punto di vista lavorativo è un piccolo traguardo che, speriamo, possa però rappresentare un punto d’inizio. Se prima era un luogo felice e spensierato ora, vissuto da lavoratrice, sarà un qualcosa di più caotico, di più impegnativo. Anche se poi, nei momenti di riposo, la montagna sa offrire delle emozioni uniche e impagabili…”.

Quanto è cambiato, negli ultimi anni, il modo di vedere il rifugio da chi lo frequenta?

“Sicuramente, in tempi passati, andare in rifugio voleva dire accontentarsi di quello che c’era, non c’erano grandi pretese, non si chiedeva niente di più. Adesso invece il cliente è sempre più difficile da accontentare, ma è così un po’ dappertutto e quindi bisogna adeguarsi alla domanda. Non si può sicuramente tornare indietro. E il fatto di lavorare in un rifugio facilmente raggiungibile, da un lato giustifica un po’ meno il fatto di non avere qualcosa di pronto e questo richiede comunque un complesso lavoro organizzativo perché i rifornimenti arrivano comunque una volta al giorno”.

Anche un rifugio posto a 1.600 metri di quota deve fare i conti con il cambiamento climatico?

“Quello dell’acqua è un problema serio, perché arriva dalla montagna e se non piove la fonte si secca. D’estate capita di chiudere i bagni perché non c’è acqua, come d’inverno quando ghiaccia. E chi viene in rifugio deve sapere che si può andare incontro a questi disagi”.

Il rifugio “Nino Pernici” della Sat, nelle Alpi Ledrensi, a cavallo tra la Val di Ledro e il lago di Garda

Ma l’inverno mite non può rappresentare, in un certo senso, un vantaggio per strutture come i rifugi?

“La questione mi preoccupa davvero, perciò preferirei dover chiudere tutta la stagione perché ci sono metri di neve, piuttosto che tenere aperto perché stiamo andando tutti verso una crisi seria”.

Il rifugio va o no sui social?

“Credo che i social siano molto utili per raggiungere velocemente i clienti, per dare informazioni immediate su aperture e chiusure, ma anche sugli eventi che si possono organizzare. Quindi sì, presidieremo anche i social!”.

Cosa può dare in più una donna alla guida di un rifugio?

“Non vedo differenze tra gestrice e gestore, siamo nel 2023 e penso si debba andare oltre a certi stereotipi. In rifugio non si è mai soli, si lavora in squadra, si collabora. E bisogna sempre essere sinceri con se stessi, se non si è in grado di fare qualcosa ci si fa aiutare: penso che questa cosa valga sia per una donna sia per un uomo”.

Ti sentiresti di consigliare questa esperienza a una tua coetanea?

“Non lo so, ve lo dirò tra un paio di mesi, adesso è ancora presto. Però, quello che è certo, una stagione in un rifugio di montagna come lavoratrice e lavoratore lo consiglierei a chiunque. Perché, è vero, ci sono momenti davvero intensi ed è faticoso, ma poi semplicemente la sera quando si va a dormire ed è tutto buio, non vedi luci se non magari in lontananza e c’è un silenzio assoluto. Qualcosa che in città non succede mai, qualcosa di veramente unico”.

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