“Per rimanere fermento vivo nella società”

La visita di un Papa per un Paese così lontano da Roma, come il Cile, è un avvenimento di enormi proporzioni e che si può leggere in differenti chiavi di interpretazione. Una è quella di fare il confronto con la prededente, 30 anni fa: la visita di Giovanni Paolo II nell'aprile del 1987. Altri tempi, altro scenario! Era la prima visita di un Papa in questa lunga striscia di terra, con Pinochet al potere, e una Chiesa vista come la "voce dei senza voce"; una visita che ha lasciato i suoi frutti: fu una settimana dove la gente poteva esprimersi nelle cerimonie ufficiali e nei mezzi massivi di comunicazione, senza peli sulla lingua; fu uno spiraglio di apertura che ebbe poi i suoi frutti anche nel plebiscito dell'anno dopo – 5 ottobre 1988 – che disse NO ad altri 8 anni di dittatura, secondo la Costituzione preparata dallo stesso governo Pinochet; sconfitta accettata a malincuore, ma che ha permesso elezioni libere e governi democratici fino ad ora. Per tutto questo ed altro, quella dell'87 era stata una visita quasi apoteotica, con molta speranza posta in questo personaggio, chiamato Papa.

Gennaio 2018, un altro ambiente: la voce e la risonanza della Chiesa non è la stessa, il suo ruolo nella società cilena non è così significativo come 30 anni fa, anzi, ora dev'essere lei ad ascoltare le voci dei mass-media, delle reti sociali, ecc. e non sempre in chiave “simpatica”; da una gerarchia differente ad errori e scandali del clero a livello nazionale è facile "fare di tutta l'erba un fascio". L'adesione è molto, molto inferiore, l'accettazione di valori tradizionali non può darsi per scontata, di fronte ad ogni presa di posizione torna più o meno il classico: "Ma tu, Chiesa, che vieni a dirci, se anche tu…".

Tutto è perduto? Stiamo a quota zero? No, neppure questo! E il giorno di ieri, 16 gennaio, per esempio, ha visto la partecipazione di alcune centinaria di migliaia di persone nella Messa per la pace, e molti facendo veglia tutta la notte, una cattedrale strapiena nell'incontro con i religiosi, una sensibile partecipazione per TV del Papa nel carcere femminile. Non sappiamo come sarà fra poche ore a Temuco, dove "arde" il tema “indigeni” e dove sono arse pure – letteralmente purtroppo! – alcune chiese e cappelle cattoliche.

Abbiamo fiducia che anche la visita di Franceco non sarà infruttuosa! Se, generalizzando, possiamo dire che 30 anni fa il compito era di riformare la società, oggi è di riformare e dare nuova vita alla stessa Chiesa. Non stiamo al livello della nave che affonda e del si salvi chi può; se è vero che le nostre parrocchie e chiese tendono a svuotarsi, le nostre scuole cattoliche continuano ad essere richieste e frequentate in massa, significa che le famiglie credono nei nostri valori e nella nostra presenza, e non è poca cosa… Non è il tempo del trionfalismo, ma di un lento e sicuramente faticoso "lavoro di formica" per mantenersi come fermento positivo nella società cilena; sentiamo che la visita di Papa Francesco vada in questa direzione. Grazie, Papa Francesco!

p. Graziano Beltrami,

missionario verbita in Cile

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