Una visita prenatalizia all'Arcivescovo emerito impegnato per Unitalsi e Focsiv, ma anche in val di Cembra: “Finchè posso, mi metto volentieri a servizio”
Parafrasando una delle ultime copertine di Vita Trentina si potrebbe parlare di “vescovi, anche in autunno”, vista l’operosità con cui mons. Luigi Bressan vive questo sue secondo Natale da arcivescovo emerito: incontri, celebrazioni, visite ad anziani e ammalati, qualche conferenza come quella recente in Regione sulle cartoline di Natale e, nel tempo libero, ricerche storiche che lo vedranno pubblicare a breve un atteso studio sull’antinazismo di mons. Endrici. L’ex nunzio apostolico nativo delle Sarche, pastore della nostra diocesi dal 1999 al 2016, ci accoglie nel sobrio appartamento di via Santa Croce, fra i presepietti asiatici, appena rientrato da una trasferta a Roma.
Eccellenza, anche un vescovo non va mai in pensione? “Certo. Il servizio sacerdotale, come risposta all'amore di Cristo, dura per sempre. E noi non cessiamo mai – precisa Bressan – di appartenere anche al presbiterio e al collegio episcopale, anche sacramentalmente”. Vale anche per i vescovi emeriti, che in Italia sono 130 e si aggiungono agli altri 250 vescovi fra residenziali e ausiliari, chiamati da un'indicazione di Paolo VI a lasciare la guida della diocesi all'età dei 75 anni. Quella degli emeriti è figura nuova, dal momento che un tempo il pastore in quanto “sposo della Chiesa” rimaneva fino alla morte. Come altri emeriti, Bressan la interpreta con vivacità e spirito di servizio: “Finchè le forze lo consentono, cerco di mettermi a disposizione della Chiesa trentina e dell'Arcivescovo Lauro e per quanto mi è stato richiesto dalla Conferenza Episcopale Italiana”..
Rimane nelle Commissioni dei Vescovi del Triveneto per le comunicazioni sociali e per i migranti, è anche membro della Consulta Nazionale per la Pastorale Sociale. Vi sono poi due importanti incarichi nazionali come rappresentante della CEI: la cura di pellegrinaggi e ammalati da assistente ecclesiale di Unitalsi, l'unica associazione di fedeli laici riconosciuta oltre all'Azione Cattolica e poi la cooperazione internazionale come presidente della FOCSIV, la Federazione nata 40 anni fa per collegare 80 associazioni italiane, anche laiche, attive nel mondo.
“Ho dato la disponibilità anche se i miei programmi personali erano altri – confida Bressan, per dire che la vita cristiana è fatta anche di cambiamenti ed è una continua vigilia – mi ero proposto di visitare in un anno gli ospiti di tutte le nostre Case di riposo trentine, una popolazione che merita attenzione”.
Ci racconti il suo lavoro di oggi. Sono ancora validi gli obiettivi di Unitalsi? “L’esperienza del pellegrinaggio, non solo perchè esprime il cammino di ogni cristiano, è ancora significativa, quando viene vissuta, come in Ospitalità Tridentina, con attenzione allo stile, alla qualità spirituale e al coinvolgimento degli ammalati. Come servizio nazionale che sostiene le oltre 266 sezioni, curiamo i sussidi pastorali e un’animazione che abbia attenzione particolare per i disabili, ancora dimenticati in tante realtà italiane. Per Lourdes, dove si è registrata una crisi quantitativa di presenze, abbiamo elaborato un progetto sui Sacramenti, affinchè non ci si fermi all’aspetto devozionale”.
E dentro gli organismi di volontariato internazionale, qual è la sua presenza? “Non vi sono solo sigle cattoliche nella FOCSIV, ma l'attenzione è a promuovere una collaborazione piena per il servizio ai poveri e anche una cura delle motivazioni più genuine del volontariato, perchè non prevalgono gli aspetti organizzativi o economici”. Bressan porta la sua esperienza anche nella Federazione europea per incentivare i progetti di sviluppo a lungo termine, mettendo in evidenza anche il contributo specifico della FOCSIV nei progetti legati alla salvaguardia ambientale. Quest'attenzione il nostro Arcivescovo emerito l'ha riversata in questi anni anche nel dialogo interreligioso partecipando agli incontri dell'organismo mondiale di cui è uno dei vicepresidenti, la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace.
Un brindisi prenatalizio, prima della foto simbolico con un veliero costruito in madreperla da artigiani asiatici: “Può essere il simbolo dell'esigenza di alzare ancora le vele”, scherza Bressan. E via perchè lo attendono all'inaugurazione della vicina “Casa Giuseppe” per senza tetto (vedi pag. 23), un'accenno ai prossimi interventi trentini di restauro alla Grotta dell'Annunciazione in Terra Santa e soprattutto un'occhiata alle Eucaristia in programma nel tempo di Natale, per dare una mano nelle comunità locali: lo scorso anno era in val di Fassa, ora lo attendono a Faver e a Cembra dove l'Arcivescovo emerito continua a fare il prete, in un autunno dai colori vivaci.
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