La prima domenica di quaresima ci aveva ricordato che la vita cristiana è anche prova, tentazione e lotta. La seconda ci ricorda che la vita cristiana è cammino fiducioso con Dio, per sperimentare la vita come benedizione (prima lettura), come chiamata alla santità (seconda lettura), come trasfigurazione, cioè completa trasformazione, della nostra persona in Gesù Cristo (vangelo).
Nella riflessione sulla Parola di Dio vogliamo soffermarci soprattutto sul vangelo. Scopriamo che il cammino del cristiano non è un cammino solitario: siamo in compagnia di Mosè ed Elia, di Pietro, Giacomo e Giovanni, soprattutto siamo in compagnia di Gesù. Nel vangelo della trasfigurazione è condensato il cammino di tre testimoni privilegiati: Pietro, Giacomo e Giovanni. Attraverso la loro esperienza scopriamo che la vita cristiana consiste in un rapporto sempre più personale ed approfondito con Gesù: Egli li ha appena invitati a seguirlo sulla via della croce (Mt 16,20-28) ed ora mostra loro che la croce non sarà il punto di arrivo né del suo né del loro cammino.
La vita di Gesù, la vita dei discepoli, la vita dell’intera umanità è orientata, attraverso la croce, alla gloria della vita divina; è orientata a una trasformazione che non siamo nemmeno in grado di immaginare, a meno che un istante di grazia non illumini la nostra esperienza. Nella trasfigurazione è tutta la Trinità ad agire e rivelarsi: Gesù, il Figlio, è colui che porta i discepoli con sé sulla cima del monte, per far sì che possano essere introdotti nella sua relazione di amore col Padre. Lo Spirito trasfigura l’umanità di Gesù davanti agli occhi dei discepoli perché possano riconoscerlo come il Figlio di Dio e intravedere qualcosa della trasformazione che Gesù porterà alla nostra umanità il giorno della sua risurrezione.
Il Padre rende testimonianza al Figlio alimentando la fede dei discepoli ed invitandoli ad ascoltare lui, mettendo la sua Parola al centro della propria vita e facendo ciò che lui, da qui in avanti chiederà. Il Padre invita a fidarsi del Figlio. Dentro questo contesto dovremmo percepire la quaresima come una chiamata a salire anche noi sul monte insieme con Gesù, a trovare cioè dei momenti di ritiro e di silenzio nei quali rimanere assieme a lui, per approfondire il nostro rapporto con Lui, per scoprire la sua identità profonda, per partecipare al suo rapporto di amore con il Padre, per metterci in ascolto della sua Parola.
La presenza di Mosè ed Elia da un lato, di Pietro, Giacomo e Giovanni dall’altro ci ricorda poi lo stretto legame di continuità tra l’alleanza del Sinai e quella del Calvario, tra Israele e la Chiesa, tra l’Antico ed il Nuovo Testamento. Per scoprire il senso della vita di Gesù, noi dobbiamo metterci nei panni di Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali in un primo tempo ascoltano il dialogo tra Mosè, Elia e Gesù ed in un secondo tempo sono chiamati ad ascoltare Gesù stesso, in seguito ne diventeranno loro stessi testimoni privilegiati. A partire da questa forte esperienza di incontro con Gesù, di scoperta di chi è Gesù nella sua realtà più profonda – ci suggerisce san Paolo nella seconda lettura – noi saremo resi capaci di accogliere lo scandalo della croce senza che questo ci travolga.
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