Andate, guarite e annunciate

Hermann Glettler sarà ordinato il 2 dicembre. Nel suo motto episcopale l'idea di una “Chiesa in uscita” che sappia parlare a tutti

Innsbruck – Dopo quasi due anni di sede vacante sabato 2 dicembre la diocesi nordtirolese avrà di nuovo un vescovo. Si tratta di Hermann Glettler. Per diversi anni parroco a Graz, è un amante (e praticante) dell’arte e si è speso a lungo nella pastorale dei migranti. Nel settembre 2016 è stato nominato vicario episcopale per la Caritas e per l’Evangelizzazione nella diocesi di Graz-Seckau.

È stata proprio l’arte a guidare i suoi primi passi verso la nomina a vescovo. Invitato a Roma per la comunicazione ufficiale della Congregazione dei vescovi, racconta all’agenzia Sir, “dal momento che era la memoria liturgica di San Matteo, ho visitato la chiesa di San Luigi dei Francesi. Volevo vedere il quadro ‘La vocazione di San Matteo’ del Caravaggio. Gesù indica una persona nel gruppo che ha davanti a sé, ma non è ben chiaro chi. Tre ore più tardi c’è stato l’incontro con il prefetto della Congregazione. Nonostante fossi in un certo senso preparato, sono rimasto alquanto sorpreso quando il card. Marc Ouellet ha messo sul tavolo il decreto della mia nomina. Dopo un primo momento di shock e alcuni tentativi di fare qualche obiezione, sono stato preso da una pace interiore. Potevo dire di ‘sì’. Nella mia mente c’era l’immagine del dito di Gesù dipinto dal Caravaggio: ora il Signore indicava me! Egli chiama me, una persona semplice e per lo più molto occupata, mi chiama pur conoscendo le mie debolezze e i miei peccati. Questa è misericordia!”.

Hermann Glettler “non vuole una Chiesa di funzionari, non una Chiesa che si nasconda dietro le scrivanie e i computer”. Lo dichiara al Tiroler Sonntag, il settimanale della sua nuova diocesi. Che sia un rappresentante della “Chiesa in uscita” che tanto timore provoca nei cristiani di poca fede, lo dice già il suo motto episcopale: “Euntes curate et preadicate” (Andate, guarite e annunciate). “Dio vuole che noi rimaniamo in movimento perché lui stesso è la massima vitalità. Non possiamo tenerlo fermo e possederlo”. Anche Gesù è stato sempre per strada e “l’andare appartiene alla grammatica di base della nostra fede”. Ciò significa, per un vescovo, “prendere contatto, muoversi verso, bussare, visitare, farsi invitare… andare a trovare anche quelli che di primo acchito non sono così simpatici”. Per quanto riguarda il “guarire” si tratta soprattutto di “prendersi cura gli uni degli altri, essere l’uno per l’altro elementi di salvezza”, attraverso l’attenzione e la vicinanza, la riconciliazione e il perdono. Quanto alla confessione, “questo sacramento va riempito di nuova vita”.

Il terzo verbo del motto, “annunciare”, è per Glettler da intendersi come la “predica della vita quotidiana”. In sostanza di tratta di dare testimonianza della bontà di Dio attraverso la propria vita e il proprio comportamento, usando un linguaggio “normale”, alla portata di tutti. Ci sono molte persone, dice il nuovo vescovo, che anche senza dichiararsi esplicitamente credenti “attraverso la loro vita sono in autentica comunione con Dio”. Ci sono svariati modi, per Dio, di farsi trovare. “Noi non abbiamo il monopolio della relazione con Dio. Egli è un Amore sempre più grande, un Amore che ci supera sempre, anche nelle nostre rappresentazioni e nei confini istituzionali”.

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