«…non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» Mt 5,17
Domenica 12 febbraio 2023 – VI domenica Tempo Ordinario Anno A
Sir 15,15-20; 1 Cor 2,6-10; Mt 5,17-37
Troppo spesso quando parliamo dell’Antico Testamento ne parliamo come di una realtà vecchia e decaduta. Da quel che ci dice Gesù questa domenica siamo chiamati ad averne un’idea ben più complessa e positiva. Nel piano divino di salvezza Gesù non è colui che distrugge il cammino compiuto lungo i secoli dal popolo di Israele (e dall’umanità intera guidata dallo Spirito), Gesù è piuttosto colui che lo porta a compimento. Gesù è colui che dà pienezza alla storia ed alla rivelazione che Dio ha manifestato progressivamente al suo popolo e all’umanità. Da un lato c’è una continuità profonda, dall’altro c’è anche un profondo superamento nel quale il messaggio antico non viene svuotato ma approfondito e radicalizzato.
Ecco il senso di un discorso imperniato sul binomio: “Avete inteso che fu detto… ma io vi dico…”. Gesù non contrappone il proprio insegnamento all’insegnamento dell’Antico Testamento, Gesù fa capire che c’è da superare una lettura superficiale, per andare in profondità e poter comprendere il senso pieno della Legge e dei Profeti, in modo tale da viverne le esigenze più radicali: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio…. Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5,21-22.27).Gesù è colui che compie la Legge e i Profeti anche in un’altra accezione: Gesù è colui che rivela il significato profondo della Legge e dei Profeti perché questo senso profondo non solo lo annuncia ma anzitutto lo vive. Scopriamo dall’esperienza e dalla parola di Gesù che tutto ciò che Dio domanda o comanda all’uomo è per il bene dell’uomo. Il vertice di questa rivelazione non è naturalmente all’inizio del Vangelo ma nella Pasqua di Gesù, nel suo donarsi nell’Eucarestia e sulla croce.
Possiamo allora tirare anche qualche breve conclusione sulla morale cristiana: essa è strettamente legata al “compimento-pienezza” insegnato e vissuto da Gesù, che è compimento dell’amore nel dono di sé. La morale cristiana rivela la fiducia filiale del cristiano nel Padre, parte dal cuore, dalla coscienza, dalla libertà della persona ma è sempre attenta alla dimensione sociale di ogni comportamento e di ogni scelta. In termini riassuntivi potremmo dire che la morale cristiana è la traduzione della carità in comportamenti e scelte concrete. O, come ci suggerisce il biblista Matteo Munari in un piccolo ma intenso libro che dedica al “Discorso della montagna”, la morale cristiana è semplicemente “Vivere da figli di Dio”.
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