“Attirerò tutti a me”

L’ora mensile di adorazione curata dall’Associazione adoratori presso il centro eucaristico di s. Chiara, alle ore 16, si terrà giovedì 9 novembre e sarà di nuovo un momento di riflessione orante sul legame essenziale che il mistero eucaristico esige fra celebrazione e adorazione.

All’inizio del suo terzo anno come Arcivescovo di Milano, il card. Martini dedicava al mistero eucaristico la sua lettera pastorale dal significativo titolo “Attirerò tutti a me”. A trentacinque anni di distanza quel documento colpisce ancora non solo per la ricchezza e la densità della sintesi dottrinale e delle proposte pastorali, ma anche per il serrato esame sulle criticità che frenano la comunità cristiana dal “mettere al centro” della sua vita il mistero che la fa vivere e che racchiude tutta la sua missione.

Scriveva Martini: “Nell’Eucaristia l’amore di Dio si manifesta nelle sue forme più pure e sconvolgenti e incontra un uomo spaesato dinanzi a cose immensamente più grandi di lui. L’Eucaristia al centro è la meta di un lungo cammino… (20). Rimane la domanda di fondo, il ‘caso serio’: sappiamo davvero celebrare il mistero di Dio? Esso è davvero per tutti noi un valore, il valore sommo? La Messa trasforma la vita? La vita è sentita come attratta dalla Messa? L’Eucaristia è davvero il centro, o almeno viviamo come cristiani l’impegno di metterla al centro, di aprirci al soffio della Parola, al vento dello Spirito, che ci invitano a metterla al centro?”(22)

L’Eucaristia è un mistero che domanda di essere creduto, celebrato, vissuto. Non lo si può vivere se non lo si celebra e non lo si celebra se non si crede. All’inizio c’è la fede e la fede è relazione vivente con Dio, è fondamentalmente preghiera. Già nella sua prima lettera pastorale, dal titolo “La dimensione contemplativa della vita”, il cardinale affermava: “Non c’è vera e piena Eucaristia senza la partecipazione personale del credente… Il comando ‘Fate questo in memoria di me’ non dice solo la ripetizione di un rito, ma anche la partecipazione a ciò che il rito significa… Tutto questo richiede in concreto la coltivazione di atteggiamenti interiori che precedano, accompagnino e seguano la celebrazione eucaristica… Per questo: preghiera silenziosa, ascolto della Parola, meditazione biblica, riflessione personale non sono disgiunti dall’Eucaristia, ma sono vitalmente collegati con essa”.

Come direbbe Papa Francesco: non lasciamoci rubare questi momenti! Impariamo a cercarli, a difenderli, a coltivarli con umiltà e gratitudine.

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