Giovani, dal sogno all’impegno

Dietro al palco c'è un lenzuolo dipinto. È sempre lì, per tutta la durata della festa degli adolescenti, in questo sabato 21 ottobre, sempre nel campo visivo dei millecinquecento giovani che al PalaTrento non hanno fatto mancare la loro presenza per l'ottavo anno consecutivo. È talmente presente che si tende a non notarlo. Sul tessuto, un grande albero, realizzato con le impronte di mani e piedi di alcuni ragazzi e ragazze, immagina sorridente un semino: il suo futuro, il suo investimento, la sua promessa di felicità; completa l'opera l'iscrizione “Sognati in GRANDE”, tema e proposta del ritrovo.

Il sogno, già: c'è qualcosa nella nostra vita che è davvero più silentemente presente dei nostri desideri? A pensarci bene, la dinamica è davvero quella del lenzuolo sullo sfondo del palco, per cui la tensione di felicità che sostiene la nostra vita è talmente pervasiva e attiva in ogni istante che non ci facciamo quasi caso. Quel sogno di diventare, di essere grandi che tutti abbiamo fatto e che vale la pena di riscoprire: “sognati in grande”, dove il vero nocciolo è accorgersi della bivalenza del verbo, ad un tempo imperativo di seconda persona singolare per vivere una vita da protagonisti, e ad un altro dolcissimo participio passato che significa l'azione instancabile di un Dio che lo fa essere sempre presente. “Proprio perché siamo stati sognati in grande da un Dio che vuole la nostra felicità piena e realizzata”, ci spiega il vescovo Lauro con la luce negli occhi, “abbiamo la bellissima possibilità di sognarci in grande e di rendere effettivo tale sogno nella pratica di una vita spesa per il prossimo, seguendo la via indicata dai gesti di Gesù”. “Un Dio”, dirà poco dopo don Rolando Covi, delegato per la “che facendosi piccolo nell'umanità e compagno di viaggio con noi, ci ha mostrato questa possibilità di diventare grandi nel sogno e nella vita”.

In coerenza anche l'omelia della Messa (si veda a parte) è tutta incentrata sul raccontare la vita e la persona di Gesù, con un arcivescovo, straordinario comunicatore, convinto che “è questo il mezzo autentico per avvicinare i giovani a Dio: non effondendo pillole di morale o dogmi astrusi, ma mostrando l'atteggiamento di divina umanità di Colui che vuole bene ad ogni costo”.

La serata, magistralmente pensata e concretizzata dallo staff della Pastorale Giovanile, si è conclusa con un gesto di grande efficacia simbolica: ogni ragazza e ragazzo ha affidato il proprio sogno di grandezza ad un biglietto di carta; i desideri sono stati poi legati ad un gruppo di palloncini gonfiati ad elio che li hanno portati in alto, proprio come Dio fa con le nostre vite cariche di sete di grandezza.

Al termine, ce ne andiamo con un presentimento: forse per dare un po’ di sale alle nostre vite occorrerebbe riprendere in mano i nostri sogni accorgendoci che sono quello sfondo davvero sempre presente, che vale la pena riscoprire per continuare a coltivare realizzare. Perché, se è vero che adultus è il participio passato di adolescere e che la maggior parte di coloro che stanno leggendo possono chiamarsi fuori da quella fase della vita così speciale e particolare, ciò non esenta tuttavia nessuno di noi dal chiedersi: che cosa avrei scritto io su quel bigliettino di carta da portare in Alto?

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L'OMELIA DEL VESCOVO LAURO

“Gesù era uno che parlava dritto – ha detto l’Arcivescovo commentando il Vangelo di Matteo, cap.22 – non faceva discorsi fumosi. Non si fermava alla faccia delle persone, perché a volte essa è una maschera che significa il falso: Gesù va oltre le apparenze”. “Voi avete sogni – continuava rivolgendosi ai giovani – avete progetti, non li raccontate apertamente ma li state costruendo, perché siete estremamente ricchi dentro, volete ridere, volete piangere, avete la forza della Vita e siete il futuro. Gesù vede queste cose sempre ed è felice per voi, felice con voi! Nel Vangelo, Gesù non risponde alle provocazioni, ma indica “date a Dio quello che è di Dio”. “È di Dio il Regno, quello che ci ha fatto vedere la vita di Gesù, che è la vita di Dio, riconoscibile in tre cose fondamentali: la tenacia nel voler bene, nel sapere che ogni uomo ha valore infinito, è perla preziosa e tesoro inesauribile e che Dio vuole darci spazio per gustarci la vita. Nessuno sbaglio potrà mai togliere la voglia di voler bene e la stima, perché c’è un sacco di gente che ama e perdona: questo è il Regno di Dio! Siamo noi il Regno di Dio. Non è egoismo, ma vita condivisa”.

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