Dall'anniversario della Riforma una prospettiva aperta nel dialogo ecumenico
Non è passato inutilmente questo cinquecentesimo anniversario della Riforma di Lutero, anche nel dialogo ecumenico. Dopo il convegno internazionale tenutosi a Trento nel novembre scorso, con un confronto schietto sul piano dottrinale e un atteggiamento molto aperto su quello pastorale, si sono susseguiti altri momenti d’incontro a livello locale. La traiettoria è quella di passre “Dal conflitto alla comunione”, come s’intitola il documento interconfessionale siglato nel 2013 che sta trovando sviluppi pratici. Ne ha dato prova la duegiorni promosso al Centro Mariapoli di Cadine (un ambiente vocato al dialogo da oltre 30 anni) dall’Ufficio nazionale per l’ecumenismo della Cei e dalla Chiesa evangelica Luterana in Italia che ha visto lavorare fianco a fianco docenti e catechisti, sacerdoti e operatori pastorali. Dalle relazioni-base e dai gruppi di studio è emersa la volontà di chiarire sempre di più “il rapporto fra somiglianze sostanziali e differenze confessionali”. Ad esempio, la teologia cattolica deve spiegare quanto e perché si è giovata degli impulsi della Riforma e cosa ancora non abbia compreso, quella evangelica può spiegare quali elementi della Riforma “valgono” di più nel cammino ecumenico.
Una conferma anche visibili dell’attenzione cresciuta anche nella base ecclesiale è venuta dai gesti coraggiosi scelti per la preghiera ecumenica tenutasi in Duomo il 6 ottobre, un giorno prima di quel 7 ottobre 1984 che aveva visto varie confessioni cristiane ridire insieme il Credo nicenocostantinopolitano davanti al Crocifisso del Concilio. “Dopo gli altri segni abbiamo previsto anche quello della lavanda dei piedi – ha spiegato don Cristiano Bettega, direttore trentino dell’Ufficio CEI – per esprimere la volontà umile del servizio reciproco: è un gesto di reciprocità da considerare nella sua duplice direzione”, ha osservato mentre i vescovi indossavano il grembiule prima di lavarsi i piedi a vicenda e di lavarli rispettivamente ad una luterana, Barnara, e al cattolico Nino.
Nella sua predicazione l’Arcivescovo Lauro è stato franco: “Durante quest’anno – ha notato – abbiamo imparato a guardarci con uno sguardo nuovo. Ringraziamo Dio che con sguardo benevolo e positivo possiamo alimentare il nostro desiderio di unità”. Tisi ha riconosciuto come i cattolici siano stati richiamati dall’approfondimento della Riforma a rimettere al centro la Parola come realtà su cui fondare la comunione ecclesiale e come le Chiese abbiano imparato a riconsiderare la ricerca del vero volto di Dio”.
Se il Concilio di Trento viene purtroppo percepito ancora come momento di divisione, oggi cattolici e luterani ne vogliono riscoprire l'anelito verso l'unità, attraverso alcuni passaggi sintetizzati nei simboli portati all'altare. Il vescovo luterano Karl Hinrich Manzke, responsabile della Federazione delle Chiese Evangeliche Luterane in Germania, ha abbracciato con calore il vescovo Lauro ed insieme hanno portato una fiammela di luce ai fedeli delle due confessioni presenti in Duomo: “portate come ambasciatori la luce di Cristo al mondo”, hanno concluso insieme.
Lo specchio
“Cme invito ad accogliere le differenze, trasciandosi trasformare dall’incontro con l’altro”.
Insieme la Bibbia “perché la riconciliazione avviene nel nome dello stesso Vangelo, superando le categorie antiche del pregiudizio.
La lavanda
Impegno a praticare il servizio al mondo.
L'abbraccio di pace
per tradurre in prassi le parole evangeliche della riconciliazione.
La luce
Perchè “illumini le tenebre dell'inimicizia e guarisca le ferite”. cattolica (2013).
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