Quando l’uomo iniziò la sua presenza terrena, ebbe forte il bisogno di capire come comunicare per lasciare una traccia; comunicando trovò il modo di fornire informazioni sui piccoli ma importanti progressi fatti ma soprattutto fu in grado di interagire e farsi capire limitando così gli scontri. Tutto ciò fu possibile attraverso la pittura.
L’invito nascosto di questo progetto dell’artista lavisano Liberio Furlini – “Recupero delle origini” il titolo della mostra che sarà ospitata dal 15 gennaio (inaugurazione alle 11) fino al 15 febbraio alla Campana dei Caduti -, è quello di fare un passo indietro ripartendo dall’arte. In questo caso l’arte rupestre che è la prima forma artistica, agli albori dell’uomo, per contribuire a costruire un futuro migliore in cui il rispetto per la natura e la ricerca continua della Pace siano incessanti impegni quotidiani.
Un progetto dispendioso e complicato da proporre, rappresentato dalle sue 220 opere, nel tentativo di ricercare una riproposizione delle condizioni per diffondere la Pace, quale posto migliore poteva trovare il suo curatore Claudio Mattè che non la Fondazione Campana dei Caduti. Questa mostra rappresenta la perfetta riproduzione di alcuni graffiti e pitture rupestri scopertiti nei vari continenti del mondo. Opere eseguite con la tecnica originale mescolando pigmenti naturali ossia pietre macinate e ridotte in polvere, alle quali com’era in origine sono stati aggiunti un miscuglio di acqua, olio, uova per far diventare l’impasto liquido a sufficienza per stendere il colore.
Altre nota importante di questo progetto è stato riprodurre e interpretare, su quel materiale che i nostri antenati usavano al posto dei nostri più moderni fogli di carta cioè la pietra, in questo caso sono usati il porfido della valle di Cembra e il granito della val di Fassa, il Trentino ricco di questo materiale sottovalutato come importanza, viene cosi rivisto e valorizzato.
La speranza di pace per tutto il genere umano è il pensiero che Liberio Furlini traduce in questo tipo di arte.
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