Ammontano a 620 mila euro le opere in progetto per l’eremo di San Colombano, un gioiello collocato all’imbocco della Vallarsa, lungo uno dei tracciati secolari che collegano la Vallagarina al Vicentino. I lavori cominceranno in tarda primavera e dovrebbero concludersi a inizio 2024.
Gli antichi ambienti e i suoi affreschi, come rilevato dalla Soprintendenza per i beni culturali, sono minacciati da infiltrazioni d’acqua e dalla presenza di umidità, sia capillare sia di condensa, riporta la Pat.
A breve gli interventi di risanamento. Nel frattempo, giovedì 12 gennaio c’è stata la visita del presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti e dell’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti, assieme al sovrintendente Franco Marzatico e ad alcuni tecnici. Ad accoglierli, il sindaco di Trambileno Maurizio Patoner ed esponenti della giunta comunale.
“La Provincia autonoma di Trento, considerato l’eccezionale pregio dell’insediamento, ha voluto finanziare tutte le ulteriori spese necessarie al completamento degli interventi, per garantire la migliore fruibilità del bene. Al Comune di Trambileno è stata delegata l’esecuzione dei lavori“, hanno spiegato il presidente e l’assessore provinciale.
La spesa complessiva per le opere in progetto – che lo scorso dicembre hanno acquisito anche il parere favorevole del Servizio Urbanistica e tutela del paesaggio della Pat – ammonta a 620.000 euro e riguardano non solo la riduzione delle infiltrazioni e il restauro degli intonaci, degli stucchi e delle superfici decorate, ma anche la revisione dell’impianto elettrico e alcuni lavori edili, sia interni sia esterni, fra i quali il consolidamento del ponte che è parte del contesto di accesso all’eremo. Gli interventi prenderanno avvio nella tarda primavera prossima e saranno terminati presumibilmente nei primi mesi del 2024.
Il suggestivo complesso di san Colombano si trova incastonato nella parete rocciosa che sovrasta la gola del torrente Leno ed è di proprietà della parrocchia di San Mauro di Trambileno. Un breve tratto di sentiero, risalendo la forra, conduce ad una scalinata scavata nella roccia fino agli ambienti che hanno conosciuto un’evoluzione secolare, a partire dall’occupazione della “grotta dell’eremita”. Dominati da un campaniletto con guglie in scandole, gli spazi ospitano affreschi che sembrano risalire al XIII secolo. Il primo documento relativo all’esistenza della chiesa è una citazione nel testamento di Guglielmo di Castelbarco del 1319.
Nel corso del XVI secolo il santuario conobbe un’intensa frequentazione devozionale, testimoniata dai numerosi graffiti che si possono osservare sull’affresco absidale della cappella raffigurante la Madonna con Gesù Bambino in trono. Il luogo si trova all’interno dei percorsi che ospitavano il flusso di passaggio di antichi pellegrini e all’interno di un territorio che testimonia ancora più remote frequentazioni. Utilizzato come sede eremitica nel XVIII secolo, il sito decadde nel secolo successivo. Il complesso fu oggetto di lavori di restauro negli anni Venti e di ulteriori interventi negli anni Settanta e Novanta finanziati dalla Provincia autonoma, ed è ad oggi meta di visita per la singolarità dell’insediamento.
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