Con lo sguardo dello Spirito

A Pentecoste l'invito del vescovo a “leggere nei problemi dell'umanità le doglie del parto: non la fine, ma segnali di nuovi inizi”.

La Chiesa Trentina accoglie due nuovi diaconi

“Senza lo Spirito Santo Dio è lontano, Cristo rimane nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa è una semplice organizzazione”. Le parole di Atenagora I (1886-1972), patriarca ecumenico di Costantinopoli dal 1948 alla sua morte, sono state richiamate dal vescovo Lauro durante la veglia svoltasi sabato 3 giugno, vigilia di Pentecoste, in Cattedrale a Trento. Il momento di preghiera, promosso dalla Consulta diocesana dei laici, ha riunito associazioni, movimenti e aggregazioni laicali attorno all’Arcivescovo, invitando alla riflessione, centrata su alcuni passaggi della Evangelii Gaudium, in particolare il capitolo 130: “Lo Spirito Santo arricchisce tutta la Chiesa che evangelizza anche con diversi carismi”.

"Lo Spirito Santo è non solo fuoco, ma anche acqua: dà vita, purifica, nessuno la può contenere, bisogna lasciarla andare per la sua strada", ha detto monsignor Tisi all'inizio della celebrazione, cominciata con l'aspersione dell'assemblea e l'invocazione del dono dello Spirito Santo per la Chiesa trentina, in comunione con Papa Francesco che nel pomeriggio aveva celebrato la veglia di Pentecoste e la preghiera ecumenica per il 50° anniversario del Rinnovamento carismatico cattolico.

"A volte attribuiamo allo Spirito i nostri desideri, le nostre sensazioni, e le chiamiamo le intuizioni discendenti dallo Spirito – ha proseguito don Lauro nell'omelia -: per non considerarlo in modo improprio, dobbiamo stare al dettato della parola di Dio che difende dalle tentazioni, prima fra tutte quella che ha in sé il veleno della solitudine e porta a dire che la vita è mia e la gestisco io". Richiamando le letture ascoltate, il vescovo ha invitato a capovolgere la prospettiva: "Non siamo noi a farci un nome, è Gesù che dà a Simone un nome nuovo chiamandolo Cefa: i discepoli furono chiamati cristiani e i credenti camminano nel nome di Gesù. Inoltre, quella che Dio rivolge al suo popolo è una proposta di alleanza: agisce concretamente e poi lo coinvolge. Noi invece perdiamo la memoria e non siamo più capaci di rendere grazie: è il maligno all'opera per farci dimenticare che tutto ciò che abbiamo ci è stato donato". Monsignor Tisi ha poi messo in guardia da una Chiesa piena di lamenti e rassegnazione: "Domandiamo la grazia di lasciarci chiudere gli occhi e poi riaprirli, guariti dal collirio dello Spirito Santo, con uno sguardo nuovo sulla realtà, intendendo la vita come un dono, un giardino da curare, non saccheggiare. Non dobbiamo temere: lo Spirito insegna a leggere nei problemi dell'umanità le doglie del parto: non la fine, ma segnali di inizio e speranza nel ventre della storia che si prepara a generare vita". Gesù però non deve essere considerato alla stregua di una figura esemplare da imitare: "Chiediamo allo Spirito di farci conoscere la libertà che ha nome Gesù e, attraverso la sua forza che ci rende annunciatori di speranza, di diventare alter Christus".

Al termine della celebrazione, il vescovo ha chiesto di pregare in particolare per Gianluca Leone di Pinzolo e per Fabrizio Peterlini della parrocchia di Aldeno (candidati al diaconato e presbiterato, nel rito ammissione che si è svolto il giorno successivo, domenica 4 giugno) e per Luca Tomasi e Francesco Viganò che verranno ordinati sacerdoti sabato 24 giugno.

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