Trento capitale del volontariato in una sfida globale che si disputerà nel 2024 vinta a Danzica, città portuale sulla costa baltica della Polonia nel confronto con la più diretta interessata Leopoli, città dell’Ucraina di oltre 700.000 abitanti.
Centinaia di migliaia di persone, tutti i giorni, dedicano alcune ore del proprio tempo ad attività volontarie che hanno al loro centro la presa in carico di situazioni difficili, la cura di beni di interesse generale, il sostegno a persone in stato di sofferenza, di fatica, di solitudine.
Il volontariato nella sua nuda essenza e nella sua solida sostanza. È il farsi carico di qualcosa che nessun altro cura con lo stesso spirito disinteressato, con la stessa forte, ma gratuita motivazione. A un tale nucleo vitale e irriducibile dell’esperienza di volontariato si collegano, in genere, rami ulteriori: lì si realizza il senso e si custodisce la natura dell’azione volontaria.
Perché, infatti, si diventa volontari? Per amore del prossimo, per amore del mondo, per ragioni politiche, per insofferenza per i vuoti lasciati dalla comunità, dalle istituzioni, in settori decisivi del nostro vivere comune.
Le ragioni sono dunque molteplici, forse una per ogni persona impegnata nel settore. Ma anche per lucida, razionale considerazione delle opportunità straordinarie che il rendersi disponibili ad azioni generose e positive apre per tutti.
Il volontariato appare disinteressato dell’esito del proprio intervento e all’azione generosa unisce sempre di più la visione intelligente del contesto in cui si esprime. C’è stato un tempo in cui i volontari con la loro disponibilità, considerata quasi beneficenza, altruismo, celavano i limiti di intere zone o di interi mondi del dolore sociale, dell’emarginazione.
Talora sono stati considerati compiacenti con quel potere dal quale ricavavano magari onori, riconoscimenti, sostegni. “Mettiti accanto un povero, ci camperai tutta la vita“, osservò don Lorenzo Milani. Oggi le cose sono cambiate. Possono sopravvivere persone rampanti, spregiudicate, ambigue.
Nel suo insieme tuttavia la realtà dell’impegno volontario ha un carattere più trasparente con contenuti, obiettivi e azioni mature e consapevoli, non rinunciando affatto a esprimere una visione critica del contesto in cui opera. Non disdegna il confronto ed anche lo scontro guardandosi bene dal pavoneggiarsi dell’esclusività o bontà dei risultati conseguiti, posti tuttavia su un possibili tavolo di discussione per un giudizio critico visto come banco di prova per migliorare il proprio sforzo.
L’esempio recente dell’azione volontaria dopo l’aggressione russa all’Ucraina, permette di esaminare un connotato attuale del volontariato: si è messa in moto una catena ininterrotta di iniziative positive che hanno garantito accoglienza, offerte, aiuti dentro e fuori i confini di guerra.
Appare eccezionale anche a livello provinciale la testimonianza che il volontariato sta dando, allargando la propria sfera operativa quotidiana di istituto, statutaria, con immediatezza di fronte al bisogno. Era accaduto anche durante la guerra nell’ex Jugoslavia, in Georgia e in altre parti del mondo.
I volontari nel recente passato e tanto più oggi non smettono di invocare un maggior impegno della comunità e delle istituzioni nazionali e internazionali sui vari conflitti. Non rinunciano ad assumere una funzione critica, un tono politico. È lo spazio di libertà conquistato e gelosamente difeso. Non si accontentano del proprio sforzo, sicuramente impari rispetto ai bisogni e alle
sofferenze.
Come si è detto nella realtà trentina l’associazionismo si presenta come un momento permanente della vita sociale consentendo da un lato interventi a favore di persone o settori di comunità esposti al rischio dell’emarginazione e dall’altro promuovendo molteplici iniziative socio culturali che fungono da stimolo nei confronti delle istituzioni.
Con ciò ha dimostrato di essere sorretto da un patrimonio etico che si riversa costantemente nelle istituzioni: la mano pubblica può fare molto. Un saggio legislatore non può che ripensare in chiave aggiornata il sistema di welfare attualmente in discussione, confrontandosi passo dopo passo col volontariato.
Il 2024 può presentarsi dunque come un’utile occasione per parlare di volontariato, per proiettarne contenuti, funzioni e ruolo verso un futuro in costante mutamento. E per coinvolgere le nuove generazioni in un campo dove sono spesso assenti. Demografia e invecchiamento della popolazione potrebbero però ridurre drasticamente l’efficacia e la funzione del volontariato, quel qualcosa in più che fa ricca la comunità.
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