La giunta provinciale ha dato il via libera al Piano di controllo del cervo per il settore trentino del Parco nazionale dello Stelvio. L’obiettivo è quello di ricomporre gli squilibri ecologici, come previsto dalla legge quadro sulle aree protette, causati dai numerosi cervi presenti all’interno dei confini del Parco; l’arco di tempo per raggiungerlo è di almeno 5 anni.
“È stato avviato da parte della Fondazione Edmund Mach il corso di formazione, in collaborazione con l’Associazione Cacciatori Trentini, rivolto a chi gestirà la fase dei prelievi – spiega il vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina – per acquisire la qualifica di ‘coadiuvante’. In calendario abbiamo ancora le fasi finali del corso in materia di igiene e sanità, per arrivare quindi alla conclusione del percorso. L’avvio dei prelievi è previsto per la sessione di gennaio-febbraio, verificato in ogni caso l’andamento della stagione metereologica e gli eventuali effetti sulla consistenza di cervi nel Parco. Quello che ci proponiamo di fare è in linea con quello già posto in essere a suo tempo nei settori altoatesino e lombardo del Parco: favorire la convivenza fra la fauna selvatica e l’ambiente e fra le diverse specie, in maniera scientificamente corretta e attenta alle esigenze della biodiversità”.
IL PIANO IN SINTESI
Nei primi due anni il Piano prevede un prelievo in controllo sperimentale di circa 100-180 cervi all’anno, che verrà realizzato con la collaborazione dell’Associazione Cacciatori Trentini e sotto il coordinamento e il controllo del Parco e del Corpo Forestale Trentino.
L’alta densità di cervi all’interno del Parco, con una cifra variabile con gli anni fra i 1.000 e i 2.000 individui nel periodo estivo e autunnale, ha provocato un forte impatto generato dal brucamento sul patrimonio forestale (le gemme delle piantine di rinnovazione); la semplificazione e riduzione dello strato arbustivo e del sottobosco nelle aree di forte concentrazione invernale con gli effetti a cascata sulla biodiversità forestale; gli impatti sui prati a sfalcio, su cui il cervo si alimenta nei mesi primaverili (che causano ammanchi di fieno di circa il 20-30%); i fenomeni di competizione con il camoscio e il capriolo, che hanno visto una significativa riduzione di queste specie a favore del cervo.
Già nel 2008 era stato redatto e approvato un progetto che prevedeva anche la realizzazione di abbattimenti di controllo all’interno dell’area protetta, per ridurre gli squilibri ecologici accertati. Successivamente, anche per effetto di alcuni eventi meteorologici che avevano di fatto consentito di avvicinarsi agli obiettivi di riduzione del numero di esemplari presenti nel Parco in maniera naturale, il Piano era stato accantonato. Nel frattempo la popolazione di cervo nel Parco è tornata a crescere, raggiungendo nuovamente nel 2017 la soglia dei 2.000 cervi nel Parco (circa 3.000 nell’intera Val di Sole). A oggi (2022), la stima della consistenza primaverile del cervo nell’intera Unità di gestione PNS–Val di Sole è di circa 2.900 cervi; nel Parco è di circa 1.600 individui.
Il Piano è stato sottoposto al parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dell’Osservatorio Faunistico provinciale e la sua attuazione sarà soggetta a monitoraggio periodico sia per apportare eventuali correttivi in riduzione in funzione dell’andamento del controllo o del verificarsi di eventi naturali particolari che possono influenzare le dinamiche della specie.
FORMAZIONE E DIVULGAZIONE
Le prime due fasi di corso per personale “coadiuvante” e “persona formata”, ai sensi delle disposizioni in materia di igiene dei prodotti alimentari, che hanno visto la partecipazione di 109 iscritti, si stanno concludendo.
La Provincia si è impegnata da subito nelle iniziative di comunicazione per fornire ai cittadini e soprattutto alle comunità interessate le informazioni fondamentali per comprendere le motivazioni alla base del Piano. Sono state condivise le informazioni raccolte in 30 anni di monitoraggi e ricerche da parte del Parco, che hanno permesso di quantificare gli effetti della presenza di cervi sull’ecosistema, sulle attività economiche e sulle altre specie presenti.
Gli esperti del Parco dello Stelvio sono stati coinvolti in incontri specifici dedicati ai media e incontri pubblici con le comunità. In particolare sono state organizzate due serate: una a Peio e una a Rabbi dove erano presenti anche i rappresentanti delle amministrazioni locali e numerosi cittadini, oltre al personale che gestisce il settore trentino del Parco nazionale. Il Parco aggiornerà la cittadinanza sul prosieguo dell’esperienza anche tramite le informazioni pubblicate sugli strumenti social del Parco e un’apposita sezione sul sito web del Parco. Sono previsti inoltre ulteriori incontri per il pubblico, anche a Trento, per continuare ad affrontare un tema delicato e sensibile quale è quello della gestione della fauna selvatica, in particolare in un’area protetta.
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