Il libro di don Renner e p. Gruber. “I morenti hanno poco fiato, ma molto da insegnarci. Ed allora dobbiamo essere attenti a cogliere i loro messaggi”
Di morte si parla sempre di più. Morte procurata o scelta per eutanasia, morte per attacchi terroristici o per le tante vittime delle guerre nel mondo.
Ma alla morte naturale, a “Sorella Morte”, come la chiamava Francesco d’Assisi “da la quale nullu homo vivente po' skappare”, si fatica ancora a volgere lo sguardo. Eppure essa arriva quotidianamente in mezzo a noi, nelle case, sulle strade, sul lavoro…
Ma cosa pensano quanti la morte la stanno aspettando, perché malati terminali o in un momento difficile della loro vita quando una malattia improvvisa li fa quasi toccare il fondo? Cosa pensano due genitori quando si ritrovano al capezzale di un figlio in agonia?
Talvolta sono visioni di un futuro sconosciuto o ritorni ad un passato che non è più, ricordi d’infanzia, il sorriso di un fratello morto prematuramente, l’abbraccio della mamma perduta in tenera età, il giorno della nascita di quel figlio che ora la morte sta portando via … O addirittura delle “intuizioni”: fatti e percezioni, che non sappiamo interpretare e di cui non conosciamo la provenienza, che il linguaggio popolare archivia con l’espressione “sesto senso”. Fenomeni indagati da oltre un secolo e mezzo dalla scienza che li definisce “fenomeni paranormali” di difficile interpretazione, nonostante il continuo sviluppo delle neuroscienze e gli attuali metodi della fisica medica che consentono letteralmente di “vedere” all’interno del cranio e studiare il cervello umano mentre pensa, impara, sogna, ama.
“I morenti hanno poco fiato, ma molto da insegnarci. Ed allora dobbiamo essere attenti a cogliere i loro messaggi”. È il mistero dell’Oltre descritto, nel libro «Più oltre e più in là. Vita e morte viste da un prete e da un frate» (Praxis Bolzano 2016), da un prete-teologo, Paul Renner, docente allo Studio Teologico Accademico di Bressanone, e da un frate cappuccino, Peter Gruber, da quarant’anni cappellano negli ospedali di Bolzano e Merano, ideatore dell’esperienza “Sentinelle della notte”, volontari che assistono i malati gravi nelle ore più difficili e autore della «Via Crucis della Vita» che chiude il testo.
Prossimità e ascolto, parole chiare, ma sempre cariche d’affetto, unite al silenzio di chi sa sostare con empatia di fronte al morente quasi un angelo che accompagna “di là”: “sembrerebbe un compito spiacevole quello di accompagnare un morente e invece spesso può rivelarsi una grazia” commenta Renner.
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