Il primo anno del Cammino sinodale ci ha fatto toccare con mano l’esperienza della sinodalità.
I riscontri avuti dai Gruppi di ascolto sinodale ci consegnano un generale apprezzamento per questo nuovo stile di stare insieme, imperniato su un vero ascolto reciproco fatto di rispetto e attenzione alle persone; al contempo, rimanendo aperti a quello che lo Spirito vuole dirci attraverso di loro. Si chiede a gran voce che diventi uno stile permanente che caratterizzi sempre di più gli incontri delle nostre comunità.
Le sintesi pervenute dai Gruppi di ascolto, testimoniano che l’esperienza di sinodalità vissuta in quest’anno sta facendo germogliare un nuovo entusiasmo, sta facendo emergere delle intuizioni, sta generando delle novità nella vita della nostra Chiesa locale: tutto questo è un frutto che ora bisogna saper cogliere.
Nel primo anno sono emerse alcune tematiche che i Gruppi di ascolto hanno ritenuto di sottolineare con forza nelle loro sintesi, portandole in evidenza.
In questo secondo anno proveremo a concentrarci su alcuni di questi temi, cercando di andare più in profondità nell’ascolto e cercando di ampliare il coinvolgimento nel Cammino sinodale; non dovremo avere la preoccupazione di fornire soluzioni, dovremo piuttosto lasciarci provocare, toccare e raccogliere desideri, sogni, gioie, sofferenze, critiche, consigli ecc.
Sarà un anno più esperienziale, più laboratoriale per dare modo di raggiungere con maggiore forza anche persone che nello scorso anno non sono state coinvolte, utilizzando magari anche linguaggi diversi, varie forme espressive, varie esperienze (servizio, testimonianza, incontri, celebrazioni, feste, visite, eventi ecc.).
A livello nazionale – come è ben spiegato nel documento “I Cantieri di Betania” elaborato dal Gruppo di coordinamento nazionale – si è scelto di racchiudere tutto questo nella parola “cantiere” perché è un cominciare a costruire insieme qualcosa che però non sia episodico e concluso, ma che ha bisogno ancora di ascolto e di mantenere un dialogo con le persone; non ci dovremo porre il problema di fare proposte, perché non esistono dei destinatari, ma persone che ancora si parlano e si ascoltano.
Ogni diocesi potrà scegliere in libertà, secondo le proprie considerazioni di opportunità e i propri criteri di priorità, i cantieri su cui lavorare nel secondo anno. Ne parleremo con l’arcivescovo Lauro già sabato prossimo nella prima Assemblea che si tiene a Dro.
L’idea dei cantieri si può descrivere con l’aiuto di tre verbi.
Delimitare: perché per evitare la dispersione è importante circoscrivere che cosa vuole affrontare il cantiere, a cosa mira, e quindi è importante porre l’attenzione su una questione, su cui si ritiene di dover concentrare maggiormente l’ascolto.
Approfondire: perché la logica del cantiere è quella dell’approfondimento; è importante non accontentarsi di un ascolto o di un incontro superficiale, ma spingere invece i partecipanti al cantiere a fare dei passi avanti nell’analisi, nella comprensione, mantenendo un atteggiamento spirituale.
Costruire: perché il cantiere è tale solo se riesce a immaginare delle intuizioni da condividere, dei passi da fare e quindi termina con una spinta in avanti, con delle prospettive da restituire alla propria chiesa diocesana e poi da condividere con le altre chiese. Dopo l’ascolto e l’interpretazione quindi, ci si interroga sulla proposta dei passi da fare. Si va verso la fase sapienziale dello scegliere.
L’obiettivo è in continuità con quello dello scorso anno e cioè quello di praticare e fare esperienza di sinodalità per imparare sempre di più un nuovo modo di camminare insieme.
La restituzione di quanto emerso nel primo anno di ascolto nella nostra diocesi e il rilancio del secondo anno con l’indicazione dei cantieri scelti avverrà nei prossimi mesi nel corso delle Assemblee sinodali delle otto Zone pastorali (vedi pag. 17), per le quali auguriamo a tutti buon lavoro sinodale.
Claudia Giordano
don Celestino Riz
*referenti diocesani per il Cammino sinodale
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