Serve più coraggio!

Sulla collaborazione tra gruppi linguistici: “Diversi ma uniti”. Sulle famiglie: “Non dobbiamo avere paura della realtà”. Sui migranti: “La preoccupazione più grande sono le barriere nella testa di molte persone”

Bressanone – Si è tenuta nei giorni scorsi presso l’accademia Niccolò Cusano la tradizionale due giorni di formazione per i sacerdoti e gli operatori pastorali della diocesi. È stata l’occasione per cominciare nuovi percorsi con le tre persone che il vescovo, a partire dal primo settembre, ha messo al vertice della diocesi. Si tratta di don Eugen Runggaldier, nuovo vicario generale, don Michele Tomasi, vicario episcopale per il clero, e Reinhard Demetz, direttore dell’Ufficio pastorale unificato. Come è noto tutti e tre si occuperanno del loro specifico settore senza più distinzioni a seconda dei gruppi linguistici.

I presenti a Bressanone li hanno ascoltati e poi si sono confrontati con loro in gruppi di lavoro. La due giorni si è conclusa con un intervento del vescovo Ivo Muser, molto articolato, su cui ci soffermiamo.

Il primo tema proposto è quello della famiglia. Sull’esortazione Amoris laetitia, dice il vescovo, c’è già troppo silenzio. “Il Papa non raccomanda la strada comoda del minimo impegno, bensì quella che indica il Vangelo: è l’atteggiamento di chi si spende per le persone concrete, con le loro storie di vita spesso dolorose e spezzate. Il pontefice esorta a non avere paura della realtà e invita ad incontrare e accogliere coloro che vivono in forme di convivenza e famiglia non conformi alle norme ecclesiali”. Peraltro “le coppie e le famiglie nelle cosiddette ‘situazioni irregolari’ non sono le sole ad aver bisogno di discernimento e accompagnamento, bensì tutti i matrimoni e tutte le famiglie”, poiché “tutti noi siamo in cammino e non siamo ancora giunti alla meta”.

Rispetto alla collaborazione tra i gruppi linguistici mons. Muser ha spiegato i motivi dell’unificazione degli uffici diocesani. “È decisivo in questo impedire che un gruppo linguistico si senta svantaggiato”. Il principio di base: “Gli uffici, i settori e gli ambiti della curia lavorano fondamentalmente per tutti i fedeli della nostra diocesi, tenendo conto dell’unità nella molteplicità. Unità non vuol dire uniformità. L’unità di Dio è il suo essere trinitario”.

Molto chiaro, il vescovo Muser, sulla questione dei profughi, “un tema su cui nessuno ha da offrire soluzioni facili e che ci sfiderà ancora per molto tempo – anche da un punto di vista religioso e pastorale”. A proposito della tendenza a costruire muri: “La preoccupazione più grande è per me legata a una barriera che è già stata eretta nella testa di molte persone: attraverso il fomentare le paure, il ricorrere a slogan populistici e a giudizi sommari, attraverso il diffondersi di un generale sentimento di diffidenza”. Aggiunge il vescovo: “Mi preoccupa il ritorno in voga del pensiero nazionalistico. Ritengo che questo preoccupante orientamento sia una sorta di ricaduta nel XIX secolo”. “Mi colpisce anche il fatto che non sono poche le voci di chi teme soltanto che vi siano limitazioni e svantaggi per il libero commercio e il turismo”.

Altri punti trattati dal vescovo: l’età della cresima (che il Sinodo consiglia a 18 anni), le liturgie della Parola, il futuro del seminario maggiore, e la prossima beatificazione di Josef Mayr-Nusser.

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