Domenica 25 settembre l’assemblea diocesana ha aperto “la porta” del nuovo anno pastorale, il primo del Vescovo Lauro a guida del popolo di Dio che è in Trento. Nella sua lettera alla comunità datata a San Vigilio egli ci ha già offerto una traccia, ci ha già invitati a varcare delle porte, a scegliere un cammino di fraternità e di comunione.
Ci parla di bivio, di scelta, di un “sentiero che è segnato e va nella direzione del noi anziché dell’io”. Ci parla di alcune porte che attendono di essere varcate; ci chiede di non rimanere però solo sulla soglia: la porta dell’ascolto e del silenzio (“il silenzio è chiave di ingresso nella nostra interiorità”); la porta delle relazioni autentiche (“nemiche della fretta”); la porta della ricerca della verità (“meta alta e impegnativa”); la porta dei giovani (“non guardate dal balcone della vita”); la porta della realtà del lavoro (purtroppo spesso assente, perduto o precario). Una serie di porte spalancate davanti a noi che ci possono far paura; come degli incroci, o dei crocevia: dove la Croce è la chiave, il grimaldello, il passaggio per andare attraverso e al di là o meglio al di sopra, non per ignorare ma per superare insieme quel gradino, quel sesto grado che ha bisogno di una guida. Uno che di croce, di strada, di cammino, di porte se ne intende.
Molti sono i titoli con i quali Gesù viene chiamato o che lui stesso usa per parlare di se stesso: Figlio dell’uomo, Figlio di Davide, buon Pastore, Sposo, via, verità e vita, vite… Non ha disdegnato neppure di farsi chiamare Maestro e Signore. Ma il titolo forse più insolito è proprio questo: io sono la porta. La nostra esperienza di ogni giorno ci porta a pensare a porte aperte, porte chiuse, porte spalancate, porte sbattute, porte socchiuse, porte scardinate, porte blindate… per esprimere tante diverse situazioni di vita. Gesù si presenta a noi come la porta delle pecore, del recinto, del pascolo; la porta per entrare e uscire, cioè di tutta la realtà della vita, che è un continuo andare e venire. Cristo è la porta della vita, della vita eterna, della vita piena. Cristo è dunque una porta spalancata, ma per andare dove? Certo verso il Padre, verso il Cielo, ma anche verso l’umanità. Egli è diventato la porta della vita sulla croce: ci ha fatto passare dalla morte alla vita, dal peccato alla salvezza, dal male al bene! Quel Cielo, quel paradiso che si era chiuso con Adamo è riaperto in Cristo! Se un cherubino teneva sbarrato l’ingresso alla comunione primordiale, ora è lo stesso Figlio di Dio a diventare la via di accesso alla dimensione divina. Egli chiede anche a noi di sentirci chiamati a essere una porta aperta, spalancata: chi ci incontra deve poter avere accesso a Cristo, a Dio, alla sua verità, al suo amore; deve poter trovare misericordia
GV1
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