“Durante la vendemmia sui piazzali delle cantine dove i contadini conferiscono le loro uve si parla spesso di una problematica che ruota intorno alle forme di allevamento della vite e alla qualità delle uve che da esse si possono ottenere. Voi come la pensate?”.
Mario (Lavis)
Molte sono le scuole di pensiero di tecnici e agricoltori. La vite e la pergola in Trentino sono vecchie di oltre tremila anni, pur con l’occhio rivolto alle nuove tecniche di produzione in campo e di trasformazione in cantina che l’adeguamento, non sempre possibile, alle richieste del consumatore e del marketing impongono.
La qualità del vino inizia sotto le pergole. Oggi dobbiamo dire che la qualità continua e finisce solo quando il bicchiere arriva alla bocca e il vino si esalta negli aromi e nei profumi che ne fanno sempre più un prodotto da boutique del gusto o da cornice ad un incontro conviviale tra amici o partner di lavoro. Le forme di allevamento che meglio esprimono le potenzialità produttive e qualitative dei vini sono diverse a seconda delle varietà. Leonello Letrari enologo che aveva già alle spalle oltre 50 vendemmie diceva che “la pergola è ideale per gli ‘autoctoni’ come Teroldego e Marzemino”. Forme alternative possono invece ben adattarsi per i bianchi da spumante. Altri tecnici sono invece per guyot o spalliera se si tratta di meccanizzare la viticoltura di piano. Molti sono per la pergola sempre, purché bene inclinata con calcagno basso. Ma per la maggior parte dei tecnici di campagna “la forma di allevamento va pensata solo in virtù della zona e varietà che si intende coltivare. Con le forme verticali si aumenta l’esposizione al sole ed i grappoli maturano meglio. Sempre che si attui una attenta ed accurata potatura verde”. Ma aggiungono che “per varietà più vigorose come Enantio, Moscato e lo stesso Marzemino oggi è azzardato consigliare forme diverse dalla pergola”.
La qualità del vino è molto complessa. La saggezza contadina ha allevato la vite nelle forme più consone a trarne (in passato come oggi) il massimo profitto, che altro non è se non un mix di quantità e qualità.
La pergola è un tutt’uno con il paesaggio trentino. Cosa ne sarebbe del paesaggio avisiano o della Vallagarina senza la geometria dei suoi terrazzamenti vitati?
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