La liturgia del giorno, ricorrenza di Santa Marta, ha suggerito una preghiera nella Messa alla patrona degli albergatori, ma venerdì scorso l'omelia dell'Arcivescovo Lauro Tisi nella chiesa giubilare di San Giovanni di Fassa ha puntato dritto sui fatti della settimana: “In questi giorni in cui il nome di Dio è sotto accusa perchè in nome di Dio si massacrano le persone, noi dobbiamo ridirci che il Dio cristiano è completamente incompatibile con qualsiasi violenza: è un Dio che si sacrifica per l'uomo, che si mette il grembiule, che siede a tavola con i peccatori, che accetta di attraversare anche il dolore e la morte".
Una logica rovescata, quella del “re capovolto”, che mons. Tisi ha sviluppato con profondità e nettezza: “In questi giorni di barbarie, a noi cristiani non resta che porgere l'altra guancia. So bene che quest'idea evangelica non è politicamente corretta, non è nemmeno in grado di fare audience. Ma non possiamo schiodarci dal dovere di offrire un surplus di perdono e di misericordia. La vendetta cristiana e' questa: più amore!".
"L'Occidente appare stanco e angosciato – osservava ancora Tisi – l'Europa che finora ha inseguito solo pane e divertimento comincia a capire che nei popoli c'è la stesso forte bisogno di ragioni per vivere. E la buona notizia viene ancora da Gesù di Nazareth, il Dio del servizio”.
Di qui la prospettiva indicata da Papa Francesco della chiesa in uscita: “Dobbiamo sentirci degli esodati – ha osservato con un neologismo biblico – ovvero dei cristiani dell'Esodo, pronti a lasciare le proprie sicurezze per frequentare invece la strada, gli ambienti dell'annuncio. Dobbiamo saperci piegare sulle ferite dell'umanità sofferente. Dopo 2 mila anni, anche se le teologie hanno provato ad appannarlo, noi possiamo guardare sempre fiduciosi al volto di Gesù di Nazareth, che è ilvolto umanissimo di un Dio credibile perchè incredibile e sorprendente".
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