Al Parco Santa Chiara si può visitare la mostra “Luoghi, di noi”

La mostra “Luoghi, di noi”, è visitabile al Centro Servizi Culturali Santa Chiara

Una storia di attenzione al bene comune, di impegno civico e partecipazione. La nascita del Parco Santa Chiara, l’attuale Giardino A. Solženicyn, è stata frutto di un percorso di cittadinanza attiva, impegno civile e coraggio nella recente storia urbana della città di Trento all’interno del quale i Comitati di quartiere hanno avuto un ruolo rilevante nell’indirizzare le scelte dell’amministrazione comunale in materia di progettazione urbanistica in anni in cui non c’era ancora sensibilità ambientale e in mancanza di un Piano regolatore le città crescevano in modo disomogeneo.

La mostra espositiva “Luoghi, di noi” rappresenta l’ultima tappa del progetto omonimo promosso dall’Istituto Nazionale di Urbanistica sezione Trentino incentrato su “Persone, impegno e trasformazione urbana”, partito poco prima dell’arrivo della pandemia, nel 2020, realizzato con una rete di partner locali e inaugurata domenica 11 settembre negli spazi antistanti il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, in via Santa Croce, dove resterà fino alla fine di ottobre. Nei vialetti si possono trovare strutture in legno con sedute, frutto del lavoro svolto durante un workshop del gruppo di architetti dell’Associazione Camposaz, e pannelli che attraverso fotografie, articoli di giornale, ciclostile ricostruiscono la storia dell’evoluzione della città in materia urbanistica e la vicenda del parco che ne fu testimonianza positiva tangibile, “polmone verde” salvato dalla cementificazione.

“Una storia poco conosciuta anche dagli urbanisti – ha detto la presidente di INU Trentino Anna Viganò illustrando lo scopo del progetto -, venuta alla luce grazie al lavoro del ricercatore storico Alessandro Livio. Abbiamo voluto mettere in luce il valore dell’attivismo e le potenzialità della partecipazione per portare una riflessione sul nostro essere parte della comunità e sulla storia di responsabilità civile e capacità di mettersi in ascolto su una delle esigenze più sentite negli anni 70, quella di spazi verdi, anni in cui la città aveva evidenti problemi di disagio sociale”.

La vicenda del parco, luogo simbolo della città, è una storia da riscoprire: pur chiuso dopo il trasferimento dell’ospedale Santa Chiara nel rione della Bolghera nel 1969, il giardino era frequentato da bambini già prima dell’occupazione pacifica del 1975 e raccogliendo le istanze delle giovani famiglie i Comitati di quartiere nati tra ˈ69 e ˈ71, associazioni a tutela del paesaggio, con in prima linea Italia Nostra, e partiti politici si opposero al progetto che prevedeva la costruzione di quattro complessi simili al Centro Europa di via Vannetti Romagnosi. L’amministrazione comunale acconsentì alla creazione del parco e nel marzo 1976 la commissione consiliare concluse i lavori decidendo di destinare a parco pubblico tutto lo spazio verde e di non abbattere gli edifici circostanti, ristrutturandoli.

“Luoghi, di noi” racconta la storia del parco Santa Chiara

Nella metà degli anni ˈ70 Cristo Re, S. Giuseppe e Clarina era “quartieri dormitorio” e in centro storico vi erano situazioni di forte degrado urbano, edifici fatiscenti, condizioni igieniche e di sicurezza carenti, forte livello di inquinamento prodotto da fabbriche come Sloi e Italcementi e traffico automobilistico; gli unici parchi in città erano quello di piazza Dante e piazza Venezia.

Tra i Comitati di quartiere più attivi, nati spontaneamente e portavoce delle esigenze dei cittadini, vi era quello del centro storico che si riuniva nell’oratorio della parrocchia di S. Pietro sotto la guida di don Dante Clauser, contando sul contributo progettuale di architetti come Mario Tomasi (1934-2005) e Sandro Boato (1938-2019) e anche di studenti.

“Mi sto appassionando al tema grazie a contributi competenti come questo – ha detto l’assessora comunale alla Pianificazione territoriale Monica Baggia -. Le esigenze di allora non sono tanto diverse da quelle odierne, è cambiato il modo di porsi in ascolto. Abbiamo strumenti come i Consigli circoscrizionali (nati nel 1976, ndr), ed è necessario mantenere questa rete di raccordo tra cittadinanza e istituzioni che permette di raccogliere istanze per migliorare la vita della città, rendendolo ancora più bella e inclusiva”.

La ricerca sarà inserita nel portale “Archivio online del ‘900 trentino” (900trentino.museostorico.it) e i materiali del progetto sono consultabili contattando Inu Trento: sezionetrentino.inu@gmail.com.

Il progetto è realizzato in collaborazione con Fondazione Caritro, Comune di Trento, Fondazione Museo Storico, Centro Santa Chiara, Libreria DuePunti, Ordine degli Architetti PPC della Provincia Autonoma di Trento, Camposaz, AGA-Associazione Giovani Architetti del Trentino, Associazione Lab.Arca.

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