Il vescovo Lauro: “Il ricordo delle vittime ci indica che la strada per il futuro delle nostre società, credenti o no, passa dall'amore
A Stava è stato riaperto, ancora una volta, lo “scrigno del dolore” per riaffermare come l'amore e la vita sono più forti della disperazione e della morte.
“La causa della tragedia di Stava – ha detto il vescovo Lauro Tisi, intervenuto alla commemorazione insieme a don Bruno Daprà, parroco di Tesero e altri sacerdoti di Fiemme – non va ricercata in Dio ma nell'incuria, nella superficialità e nel profitto dell'uomo. Dio comunque ha raccolto l'urlo di terrore delle vittime, ha ascoltato il lamento di tante famiglie. Si è seduto accanto a ciascuno e si è fatto grido, dolore, lacrima”. Il pastore trentino ha sottolineato più volte la visione di un “Dio capovolto”. Non un Dio lontano che emette sentenze e condanne, ma che piange, soffre e muore come ognuno di noi. “Sommessamente vi dico che il Dio cristiano non è il Dio della religione che comanda sulla vita ma muore egli stesso chiedendosi il perché. Egli ben conosce lo stesso itinerario di noi umani”. L'esortazione quindi di ripartire dalle persone, guardandoci negli occhi e stringendoci la mano perché “il futuro delle nostre società, credenti o no, parte dall'amore, nel mettere al primo posto il bene dell'altro e non i nostri interessi. Qui sta la grandezza dell'uomo che a differenza delle cose non viene cancellato ma vive nell'amore”.
Quest'anno la Messa in memoria della catastrofe della val di Stava si è tenuta nel tardo pomeriggio direttamente nel cimitero adiacente alla chiesetta di San Leonardo accogliendo la proposta formulata lo scorso anno dall’assemblea dell’associazione alla quale aderiscono i familiari delle vittime. Per questo la Parrocchia di Tesero, d’intesa con il Comune e la Fondazione Stava 1985 Onlus, ha optato per un rito in forma più raccolta. Erano comunque presenti amministratori provinciali e di tutta la valle di Fiemme. Numerose le rappresentanze delle forze dell'ordine e della protezione civile e del mondo associazionistico.
Dopo la Messa il vescovo Lauro Tisi ha benedetto il camposanto in fase di sistemazione. Qui trovano posto molte delle vittime tra cui 71 corpi non riconosciuti. Il rito religioso è stato preceduto dalla deposizione di un mazzo di fiori, dono delle popolazioni del Vajont, al monumento antistante la chiesetta della Palanca di Stava.
La cerimonia si tiene ogni anno per iniziativa degli alpini delle Sezioni ANA di Tesero e Longarone. La commemorazione era iniziata lunedì 18 luglio con una Via Crucis serale partita alle 20.30 dalla località Pesa e conclusa alle 21 del 19 luglio con il concerto nel teatro comunale di Tesero intitolato “Come in cielo, così in terra”. Le musiche di Cipriani, Mozart, Haydn, Jerkins e Pachelbel sono state interpretate dal quartetto d’archi Kreativ Ensemble di Bolzano diretto dal maestro Franco Turra, insegnante di violino a Tesero e in particolare di Mara Collina che perì nella catastrofe all’età di soli 13 anni assieme alla mamma Marisa, al papà Roberto e al fratello Riccardo. Nella tragedia di Stava hanno trovato la morte 42 ragazzi che non avevano ancora compiuto 14 anni.
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La tragedia
Il 19 luglio 1985 i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 180 mila metri cubi di fango sull'abitato di Stava, piccola frazione del comune di Tesero. Le vittime furono 268. Si tratta del più grande disastro ambientale nel Trentino in epoca moderna.
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