“Rosmini, esempio per la rinascita della Chiesa in Europa”

“Ho sentito che il Signore mi chiama come vescovo di questa Chiesa, che ha dato i natali ad Antonio Rosmini, a prendere sul serio le provocazioni di questo grande uomo nello spirito, a studiare a fondo le sue formidabili intuizioni, che sono di un’attualità impressionante”. Così mons. Lauro Tisi ha terminato la Messa, celebrata il primo luglio presso il santuario del SS. Crocifisso a Stresa, in occasione della memoria liturgica del beato Antonio Rosmini, spirato il 1° luglio 1855 nella città piemontese.

Grande festa, come da tradizione, per il mondo rosminiano che per l’occasione ha invitato il novello arcivescovo della Chiesa tridentina. Mons. Tisi era accompagnato da don Sergio Nicolli, decano di Rovereto. Dal Trentino è giunto anche un gruppo di ascritti e simpatizzanti del beato. In precedenza, durante l’omelia, l’arcivescovo aveva messo in evidenza la figura del filosofo roveretano come un uomo le cui virtù e i cui carismi possono contribuire alla rinascita della Chiesa in Europa. Per mons. Tisi – riprendendo le parole del Vangelo secondo Giovanni sull’Amore del Padre – solo svuotandosi per far posto a Dio si può vivere quella gioia che l’egoismo non dà, lo svuotamento è partito da Dio stesso con l’incarnazione del Figlio; e il beato Rosmini ha fatto posto all’Amore di Dio. “E’ la grande lezione per questa Europa, narcisista e ripiegata su di sé – ha proseguito il presule – che solo se riesce a ritrovare il suo Signore può recuperare le radici per costruire il futuro e lo sviluppo”.

Ma è una lezione, secondo l’arcivescovo, “anche per la Chiesa, talvolta autoreferenziale e narcisista, che si perde dietro ai propri meandri organizzativi, per dar vita ad una nuova Chiesa libera dagli orpelli, ad una Chiesa che non è un sistema organizzativo ma semplicemente la dilatazione dell’umanità di Gesù Cristo”. Al termine mons. Tisi è sceso nella cripta ed ha pregato sulla tomba del beato, affiancato dal padre generale dei Rosminiani, Vito Nardin, originario della val di Cembra, e da padre Claudio M. Papa, postulatore della causa di beatificazione del Rosmini.

Ognuno ha ricevuto il libretto “Lineamenti di pietà rosminiana” di padre Giuseppe Bozzetti (grande figura di rosminiano, di cui si è commemorato il 60° dalla sua scomparsa), curato da don Gianni Picenardi.

Nella chiesa di Santa Maria a Rovereto si è invece celebrata una Messa in onore del beato, animata dal Coro liturgico “Beato A. Rosmini”, che ha anche cantato per la prima volta il nuovo inno a lui dedicato. La musica è del maestro Giuliano Gardumi, direttore del Coro, mentre il testo è del rosminiano p. Mario Pangallo. Le strofe ricordano gli aspetti fondamentali dell’opera caritativa e intellettuale del beato, per alcuni dei quali ha umilmente accettato l’ostracismo.

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