Anche in provincia di Bolzano i Comuni imboccano spesso la via dell’ordinanza di divieto
Salisburgo (Austria) – “Di solito mi tengo lontano dalle dimostrazioni, però chiedere l’elemosina è un diritto umano”. A dichiararlo, qualche giorno fa, è stato l’arcivescovo di Salisburgo, Franz Lackner, in occasione di una manifestazione di protesta tenutasi nel centro storico della città. Mons. Lackner ha chiesto ai responsabili del Comune di ritirare l’ordinanza con cui il Consiglio comunale (grazie ai voti di socialdemocratici, popolari e liberalnazionali) vuole ampliare il divieto di “tendere la mano”. Tra i partecipanti all’iniziativa anche il “parroco dei poveri” di Graz, Wolfgang Pucher, e il direttore della Caritas diocesana Johannes Dines.
La proibizione di chiedere l’elemosina è estesa a quasi tutto il centro cittadino nelle ore diurne, fa riferimento ad un provvedimento approvato l’anno scorso ed entra in vigore proprio in questi giorni.
Da anni in Austria si discute sull’efficacia di simili misure. Anche in provincia di Bolzano i comuni imboccano spesso la via dell’ordinanza di divieto. Ciò avviene per la pressione dei cittadini che non tollerano la presenza di mendicanti a guastare il “decoro” delle vie cittadine. Benché i casi di comportamenti aggressivi siano assai rari e le forze dell’ordine escludano l’esistenza di forme di racket e di sfruttamento, alcuni sindaci scelgono la scorciatoia dell’ordinanza di divieto più o meno parziale. Provvedimenti che danno visibilità all’amministrazione per qualche giorno, ma che nel complesso si rivelano del tutto inefficaci e di dubbia legittimità.
A causa della povertà nei luoghi di origine dei mendicanti, dichiara il direttore della Caritas di Salisburgo Dines, bisogna imparare a convivere con questo fenomeno per i prossimi anni. La soluzione non sta certo nelle multe inflitte dai vigili urbani.
Josef Mautner della Piattaforma per i diritti umani considera quella del Comune una “miope politica clientelare”, poiché tende a dar retta solamente a certi partiti, organi di informazione e ai commercianti del centro storico.
Per l’estensione del divieto, denuncia la Caritas, il Comune si basa su di un rapporto ufficiale che fa uso di argomenti risibili come le proteste dei commercianti, l’aumentata aggressività da parte dei mendicanti, il fatto che passeggini e sedie a rotelle non riuscirebbero più a passare sul marciapiede. Aspetti, dice la Caritas, che c’entrano poco col fenomeno in sé. Dovessero esserci atteggiamenti aggressivi e violenti oppure forme di sfruttamento, allora ci sono già le leggi che consentono di intervenire. Non servono le ordinanze comunali. E non si devono confondere forme (legittime) di organizzazione con espressioni di criminalità organizzata.
Due anni fa i gesuiti di Innsbruck avevano fatto stampare un volantino, poi ripreso anche dall’Ufficio pastorale della diocesi di Bolzano-Bressanone, in cui si ribadiva il diritto di chiedere l’elemosina. “I mendicanti sono un ‘disturbo’ perché rendono evidente l’esistenza di quella povertà, che la società tende invece a nascondere. ‘Disturbano’ perché ci costringono a guardare in faccia i bisogni delle persone”. L’appello: “Diamo tutti il nostro contributo affinché nella nostra società non si crei un clima di sfiducia e di emarginazione!”.
È questo infatti l’unico effetto delle ordinanze antimendicanti: criminalizzano le persone. Anziché combattere la povertà, combattono i poveri.
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