Preparato e atteso da anni registra però l'assenza di 4 Chiese su 14
C'è chi l'ha definito un Concilio “azzoppato”, ma che non senta il patriarca ecumenico Bartolomeo I che l'ha fortemente voluto e ufficialmente aperto a Creta domenica scorsa, festa di Pentecoste per i cristiani d'Oriente. Stiamo parlando del “Santo Grande Concilio” delle chiese ortodosse in corso questa settimana alla presenza della stragrande maggioranza dei leader delle 14 chiese sorelle.
Prevista inizialmente a Istambul, sede del Patriarcato di Costantinopoli, la grande assise della chiesa orientale ha preferito spostarsi a causa delle tensioni diplomatiche tra Mosca e Ankara e un certo disagio nelle relazioni con le chiese di Antiochia e Gerusalemme. “Un evento storico nella vita della nostra Chiesa” l'aveva definito il patriarca ecumenico nel messaggio ai giovani riuniti a Valencia sotto l'egida della Comunità di Taizé a Capodanno, chiedendo loro di pregare per l'unità dei cristiani.
Ma l'unità, almeno quella delle chiese d'Oriente, sembra ancora lontana e, proprio in questa occasione, stanno invece emergendo tutte le contraddizioni insite nel variegato mondo ortodosso. Così, mentre sono noti gli ottimi rapporti di autentica fraternità tra papa Francesco e Bartolomeo I (primo patriarca dallo scisma d'Oriente a partecipare all'inizio pontificato) e solo pochi mesi fa avveniva lo storico incontro tra Bergoglio e il patriarca russo Kirill, le defezioni al Concilio di Creta creano preoccupazione.
Un invito a non drammatizzare è venuto dal portavoce stesso dell'evento, il rev. John Chryssavgis, intervistato da Luis Badilla de Il Sismografo e Radio Vaticana. “Non è esatto parlare di Chiese che rifiutano di partecipare, perché l'ultima firma corale alle bozze dei documenti in discussione, è stata in gennaio 2016, poi, meno di 2 settimane prima dell'inizio, le Chiese di Bulgaria, Georgia, Antiochia e Russia hanno cambiato idea, apparentemente senza un motivo plausibile”.
Ciononostante l'Assemblea radunata, almeno nelle intenzioni dei partecipanti, sarà un Concilio a tutti gli effetti, anzi si può dire che sono trascorsi più di mille anni da quando la Chiesa ortodossa – che “è e rivendica di essere la Chiesa dei Concili” – si è riunita con un incontro che più si avvicina a questo e di certo non con tale rappresentatività.
A Creta siedono insieme chiese che affrontano il dramma della persecuzione e del martirio, altre che si trovano nel bel mezzo della crisi dei rifugiati e ancora chiese che, all'interno di società secolarizzate, affrontano le sfide globali del mondo moderno.
Ed è proprio ai tanti “errori” di oggi – indotti dal laicismo o dal dilagare delle sette – che ha fatto riferimento Bartolomeo nell'omelia della domenica di Pentecoste con un forte appello all'unità (“mettiamo da parte le divisioni”) per testimoniare nei fatti l'unico Signore “lo stesso di ieri, oggi e sempre” spargendo nel mondo segni di “opere buone” a servizio dei fratelli.
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