Sentinelle del cambiamento climatico, i ghiacciai sono sempre più fragili e permeabili a siccità e ondate di calore senza precedenti che vanno a sommarsi all’assenza di neve.
Farà tappa anche in Trentino, al ghiacciaio della Marmolada, dal 27 al 31 agosto, la “Carovana dei Ghiacciai”, la campagna itinerante promossa da Legambiente nell’ambito della campagna ChangeClimateChange con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano.
I ghiacciai dell’arco alpino si stanno riducendo a un ritmo che neanche gli esperti potevano prevedere. Più di 200 sono già scomparsi da fine Ottocento. Al loro posto rimangono nient’altro che detriti e rocce.
Cinque le tappe della Carovana dei Ghiacciai, che partirà ufficialmente il mercoledì 17 agosto e si concluderà il 3 settembre. Compito della campagna è monitorare lo stato di salute di una decina di ghiacciai alpini, la gran parte dei quali sono già sotto la lente d’ingrandimento dall’edizione 2020.
Dal 17 al 19 agosto via alle osservazioni in Valle D’Aosta, al Monte Bianco del Miage e Pré de Bar. Si prosegue poi con i ghiacciai del Monte Rosa di Indren (Piemonte) dal 20 al 22 agosto. E poi, ancora, dal 23 al 26 agosto spazio all’osservazione dell’himalayano ghiacciaio dei Forni, in Lombardia.
Ecco che dal 27 al 31 agosto la Carovana arriva anche in Trentino, al ghiacciaio della Marmolada, per finire poi il suo tour al ghiaccio del Montasio, in Friuli Venezia Giulia, dal 1° al 3 settembre.
“A poco più di un mese dalla tragedia della Marmolada – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente – torniamo a richiamare l’attenzione sull’emergenza climatica, ormai inarrestabile, che compromette lo stato di salute di tutto il nostro arco alpino. Incendi, siccità, ondate di calore, eventi estremi sempre più frequenti, temperature record: non c’è più tempo per le nostre montagne, che ci lanciano un SOS forte e chiaro. Con la terza edizione di Carovana dei ghiacciai vogliamo tornare a fornire dati ed elementi concreti per chiedere al governo italiano di spingere l’acceleratore per arrivare a emissioni di gas a effetto serra nette pari a zero nel 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi (COP 21), e di dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità. A partire dalle aree più colpite, come le Alpi”.
Legambiente si prefigge di organizzare monitoraggi, escursioni, conferenze stampa, momenti di arte e musica dedicati ai ghiacciai ad ogni tappa della Carovana, per riflettere su un futuro sostenibile delle montagne e del pianeta, “spingendo decisori politici verso scelte lungimiranti e le persone verso stili di vita più sobri”, afferma l’organizzazione.
Ad essere coinvolti nella campagna testimonial d’eccezione come Enrico Camanni (scrittore, giornalista e alpinista), Steve Della Casa (critico cinematografico e direttore artistico), Tessa Gelisio (conduttrice televisiva, blogger e imprenditrice), Martin Mayes (musicista eclettico), Nives Meroi e Romano Benet (alpinisti) e Isabella Morlini (tre volte campionessa mondiale di racchette da neve).
“Un viaggio di tre settimane – ha spiegato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna – per raccontare in tempo reale non di un futuro probabile, ma della crisi climatica che oggi viviamo, di cui la montagna è la sentinella principale. L’impensabile emorragia dei ghiacciai a cui assistiamo non è che una spia, infatti, di fenomeni che si stanno verificando su scala molto più vasta e che richiedono soluzioni coraggiose. La decisione di ritornare su molti dei ghiacciai visitati due anni fa non è casuale: abbiamo seri motivi per credere che la situazione sia peggiorata al di là di ogni razionale previsione”.
IL CAMBIAMENTO IN ALTA QUOTA
Nelle Alpi le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale. L’atmosfera, soprattutto al di sopra dei 3.500 metri di quota, è in totale disequilibrio: si pensi che, a fine luglio, lo zero termico è stato registrato da MeteoSvizzera sulle Alpi svizzere a 5184 metri. Un dato senza precedenti. In aggiunta gli effetti dell’inverno 2021/2022, estremamente mite e siccitoso in tutto l’arco alpino italiano (in molte aree si è superata la soglia dei 100 giorni senza pioggia). Senza contare che, la neve al suolo, negli ultimi dieci anni ha subito un costante decremento lasciando sempre più spazio ad aride sterpaglie; in primavera l’innevamento è stato prossimo ai minimi storici tanto che, molti nivometri, già a maggio sono arrivati a zero. Effetti destinati a segnare sempre più profondamente gli ecosistemi delicati di montagna, con ripercussioni importanti anche in pianura.
“I dati scientifici indicano che il riscaldamento climatico sta producendo effetti ambientali sempre più rapidi ed evidenti nelle Alpi – ha dichiarato Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano – A soli 2 anni di distanza dalla prima edizione della Carovana, potremo verificare direttamente gli impressionanti cambiamenti nel frattempo avvenuti su alcuni ghiacciai-campione; il confronto con i preziosi dati storici che il Comitato Glaciologico Italiano raccoglie dal 1914 nelle campagne glaciologiche annuali ci permetterà di comprendere le modalità del cambiamento e di valutare quali siano le possibilità di risposta, in termini di mitigazione e adattamento”.
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