“Dall’esaltazione della guerra a monito di pace”

Da simbolo dell’appropriazione della memoria della Grande Guerra da parte del regime fascista a “luogo d’incontro internazionale, in cui si può ripensare con uno spirito di pace e con un’impostazione non più contrapposta a quella guerra che fu un grande conflitto totale”. Così lo storico friulano Lucio Fabi, autore di numerose pubblicazioni sulla Grande Guerra (l’ultima fresca di stampa è “Soldati d’Italia”, ed. Mursia), interpreta il significato del Sacrario di Redipuglia, che sabato 13 settembre vedrà l’arrivo di Papa Francesco.

Costruito tra il 1935 e il 1938 (l’inaugurazione si tenne il 18 settembre 1938 alla presenza di Mussolini e di 50 mila veterani della Grande Guerra) su progetto dell’architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, quello di Redipuglia è il più grande sacrario d’Italia ed uno tra i più grandi al mondo. Adagiato sul monte Sei Busi – teatro di alcune tra le più sanguinose battaglie dell’Isonzo – nei 22 gradoni che lo costituiscono ospita le salme di 39.857 caduti identificati, mentre nelle due fosse comuni sulla sommità sono sepolti 60.330 caduti ignoti.

L’attuale sacrario di Redipuglia fu voluto del regime fascista. Perché?

“Quando prende il potere, il fascismo si impossessa degli eventi e della memoria della Prima Guerra Mondiale, giudicandoli i fatti che hanno portato alla sua diretta costituzione. Tra il 1935 e il 1938 viene progettata questa monumentale memoria della Prima Guerra Mondiale che vede la costruzione di grandi sacrari lungo tutto il fronte, dallo Stelvio fino a Zara, passando per Redipuglia, Caporetto, ma anche il Monte Grappa e il Montello. Questi grandi sacrari diventano gli emblemi del passato del regime fascista. Nel complesso ospitano poco meno di 350 mila salme di caduti”.

Al progetto di Castiglioni e Greppi per Redipuglia si arrivò con una certa fatica.

“Sì. All’inizio l’intenzione del Comitato onoranze per i caduti in guerra era quello di rendere monumentale il cimitero del colle di Sant’Elia”.

Ma a Mussolini il risultato non piaceva.

“Castiglioni e Greppi – che già avevano realizzato il sacrario del Monte Grappa – con uno scatto di genio e creatività spostarono il sacrario sulla collina di fronte, che non è altro che il primo gradino del ciglione carsico che i soldati salivano per andare a combattere contro gli austriaci. E idearono l’attuale scalinata, parente di quella del Grappa. Essi impressero al sacrario i caratteri di romanità, monumentalità, ma anche cristianità, rappresentata dalle tre grandi croci che si vedono sulla sommità”.

Dopo la caduta del fascismo, cos’è diventato Redipuglia?

“E’ diventato – ed è tuttora – luogo di sosta e di visita, oggi non più di reduci, ma di famigliari, che a distanza di quasi 100 anni ricordano i loro caduti. Perché la Prima Guerra mondiale è ancora molto presente nella memoria delle famiglie, sotto forma di lettere, cartoline, testimonianze. Ma vicino c’è anche il cimitero austroungarico, visitato da ungheresi, austriaci, tedeschi, ormai pronipoti dei combattenti della Grande Guerra. Insomma, Redipuglia è diventato un luogo d’incontro internazionale, in cui si può ripensare con uno spirito di pace e con un’impostazione non più contrapposta a quella guerra che fu un grande conflitto totale”.

Stefano Damiani

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina