Il nostro sembra essere un tempo arrabbiato: quali sono i motivi?
L’8a edizione della Cattedra del Confronto è proseguita lunedì 11 aprile nella sala della Cooperazione a Trento con il secondo appuntamento del ciclo “Le emozioni e gli altri” promosso dall’Ufficio diocesano cultura e università. Alla riflessione sulla paura è seguito l’approfondimento sul tema della rabbia.
"Forse questo è il tema più inusuale – ha detto nel saluto iniziale don Andrea Decarli rivolgendosi alla platea gremita -, ma in un tempo come il nostro, in cui le soglie di tolleranza reciproca sono più basse e assistiamo contemporaneamente ad un accentuato tasso di litigiosità nella realtà sociale e ad un elevato livello di tensione nel mondo è l'emozione più diffusa".
Il nostro sembra essere un tempo arrabbiato: quali sono i motivi per cui, oggi, la rabbia sembra essere così dominante?
La rabbia è l'emozione più usata per condizionare masse e mobilitarle spingendole a guerre, a introdurre discriminazioni sociali o a ottenere condanne esemplari. "Essa evoca l'immagine dell'esasperazione, della pazzia – ha proseguito don Decarli -, ma ha natura ambivalente, forse positiva poiché ci fa reagire di fronte a soprusi e ingiustizie suscitando indignazione, e vi è anche il tema dell'ira di Dio che riguarda però il peccato, il gesto in sé, non il peccatore".
Il tratto più evidente è quello dell'incontrollabilità: la rabbia può essere lasciata libera o repressa, negata, ma come si può tentare di gestirla o almeno evitare che si carichi di odio e violenza, cui sembra inevitabilmente legata?
Esiste un elemento comune tra le diverse forme di rabbia che si esprimono nelle età della vita e tra la rabbia femminile e quella maschile?
Sul tema si sono confrontati lo scrittore Paolo Nori e lo psicologo e teologo Stefano Federici.
Il dialogo con il pubblico è stato preceduto da un breve video costituito da spezzoni di film, affrontando così l’argomento anche attraverso il linguaggio del cinema.
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