“La famiglia può essere antidoto nell’era del narcisismo” si è detto nel confronto all’Auditorium. Poi il grande gioco e la Messa
“Tutte le famiglie felici sono simili fra loro; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Dopo oltre un secolo l'incipit di “Anna Karenina”, capolavoro di Tolstoj, vale ancora oggi in una società costellata da relazioni in bilico tra crisi e desiderio di legami affettivi profondi.
La scrittrice e giornalista Isabella Bossi Fedrigotti, la famiglia del campione di rally Renato Travaglia, l'olimpionico Maurizio Damilano e i coniugi Angelina e Giorgio Viganò, sollecitati dall'empatia del direttore de “Il Trentino” Alberto Faustini, hanno raccontato a cuore aperto i propri vissuti familiari, segnati da gioie, inciampi, fatiche quotidiane e sfide educative. Vincitrice di un Campiello con “Di buona famiglia”, Bossi Fedrigotti ha chiosato che “oggi la buona famiglia è quella che riesce a essere tetto per i figli, anche quando si allontanano e diventano indipendenti”. Ha poi evidenziato “la necessità di riscoprire l'educazione del cuore e della mente, un valore nel tempo della velocità purtroppo trascurato, ma che è un diritto dei figli al pari del nutrimento”. La difficoltà di coniugare la carriera sportiva con le esigenze familiari è stata manifestata dal maratoneta, campione olimpico a Mosca 1980: “Essere un marito e un genitore a distanza ha richiesto sacrifici – ha raccontato Damilano – ma credo che ogni famiglia sia perfetta proprio perché non perfetta, nella sua fragilità, purché ci siano l'amore, la capacità di chiedere scusa e di trovare momenti di preghiera insieme”. Il pilota di rally, che ha avuto per navigatrice quella che sarebbe diventata sua moglie, Manuela Ruaben, ha confidato il rapporto ritrovato col padre malato e la gioia di prendersi cura di lui. Per i coniugi trentini Viganò è nella fatica che si trova la forza per superare gli ostacoli. Genitori di cinque figli (“con loro si sperimenta ogni giorno la ricchezza della biodiversità!”) e con alle spalle un'esperienza di tre anni di volontariato in Bolivia, hanno colto come “la famiglia possa diventare l'antidoto alla deriva culturale dell'egoismo e del narcisismo”. Come ritrovare il gusto di essere famiglia? “Non c'è nessun ingrediente segreto – rispondeva Giorgio Viganò – come o modo possiamo prenderci cura delle relazioni familiari, dei figli, della coppia, cercando di volta in volta gli strumenti e i tempi giusti, momenti di spiritualità, di tenerezza e di confronto con altre famiglie, credenti e non”. E la misericordia come si traduce? “Con le tre parole chiave suggerite da Papa Francesco: «permesso, scusa, grazie», affinché non tramonti il sole sulla nostra ira”.
Anche il grande gioco attraverso sei simboliche porte cittadine ha stimolato la riflessione “offerta” poi nella Santa Messa in Duomo attorno all’Arcivescovo emerito Luigi Bressan, che le famiglie trentine hanno ringraziato per la sua attenzione nei loro confronti in questi 17 anni.
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