L‘area rossa della Marmolada è stata ridefinita. La potenziale instabilità della nicchia di distacco del ghiacciaio e l’allargamento di alcuni crepacci posti sui cambi di pendenza della montagna hanno portato il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, a firmare un’ordinanza che vieta l’accesso al versante nord.
La valutazione è stata fatta sulla base della relazione tecnica del Servizio prevenzione rischi e Cue della Protezione civile del Trentino, che continua a lavorare dopo i tragici fatti di domenica 3 luglio.
Continuano ad essere accessibili la diga del lago Fedaia e l’omonimo passo. Viene invece parzialmente chiuso il vecchio percorso che costeggia il lago in sinistra orografica, a partire dal ponte sul canale di Gronda.
Sono sospese, ora, le attività dei rifugi Capanna ghiacciaio e Cima Undici. Il divieto di transito e di accesso alla zona interclusa vale anche per gli alpinisti e gli arrampicatori che dovessero percorrere le vie alpinistiche della parete Sud-Ovest della Marmolada.
Sarà denunciato chiunque si addentri nell’area compresa tra prossimità Villetta Maria sentiero E618-E619, prossimità Rifugio Dolomia sentiero E618-Altavia n. 2-E606, prossimità rifugio seggiovia, sentiero E618 dal bivio E604 fino alla diga, sentiero E606 dal bivio con il sentiero E610 direzione forcella Marmolada, la vecchia strada che porta alla diga di Maria al lago fino a prima della casa guardiani dell’Enel civico 9, pista da sci denominata “Sas de Mul-Fedaia”.
La valutazione che ha portato all’ordinanza firmata oggi dal sindaco di Canazei deriva dalla valutazione svolta con le apparecchiature di monitoraggio in tempo reale installate all’indomani della tragedia a 2.700 metri di quota. Questa apparecchiature sono costituire da 2 interferometri e 1 radar doppler, necessari per valutare anomali e improvvisi spostamenti della porzione di ghiacciaio instabile.
Il monitoraggio ha riguardato sia l’area del crollo sia le 2 lingue di ghiaccio che lo delimitano in destra e sinistra orografica. E, come previsto, a causa delle alte temperature di queste settimane le lingue glaciali nel loro movimento hanno provocato l’allargamento di alcuni crepacci.
L’allargamento che è stato evidenziato domenica 17 luglio taglia l’intera lingua glaciale in destra orografica, ossia a sinistra del distacco per chi osserva la montagna da valle, viene costantemente monitorato per osservane l’evoluzione.
“Lo studio della morfologia dell’area – si legge nella relazione del Servizio prevenzione rischi – ha permesso di identificare i percorsi potenziali delle masse ghiacciate che dovessero staccarsi anche da queste due lingue. Tale analisi ha di fatto confermato un percorso di scorrimento che si adatta molto bene a quello delle valanghe storiche cartografate e di quelle simulate nell’ambito della redazione della Carta delle pericolosità”.
È stata valutata anche l’ipotesi che un eventuale distacco possa arrivare a lambire o entrare nel bacino artificiale della diga di Fedaia: “Dalle valutazioni svolte (…) l’effetto di un eventuale afflusso al lago con il livello d’invaso attuale, risulterebbe contenuto all’interno dell’invaso senza interessare direttamente il coronamento della diga e/o il piano stradale della SS 641”.
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