In Valsugana sono tornati gli Ibis eremita: dopo Agada, Nepomuk, Paride e Salvatore, da qualche settimana è nuovamente ritornato anche Mathile. Gli esemplari di una delle specie di uccelli più rara al mondo, estinta in Europa Centrale dalla metà del diciassettesimo secolo, dopo 400 anni sono nuovamente ritornati a volare nei cieli d’Europa.
Il progetto di reintroduzione denominato “Life + biodiversity Reason for Hope”, avviato con uno studio di fattibilità durato 10 anni a partire dal 2003, è stato co-finanziato dall’ Unione europea con il coinvolgimento di Austria, Germania e Italia. Il processo di reintroduzione dell’Ibis calvo settentrionale ha uno svolgimento ben preciso, dettato da un metodo che i ricercatori austriaci del Waldrapp team adottano da anni con successo: i pulcini nati presso gli zoo vengono allevati a mano da “genitori adottivi” umani, e in seguito vengono addestrati in Baviera a seguire in volo un deltaplano a motore, che li porterà in più tappe presso l’area di svernamento nell’oasi WWF della laguna di Orbetello in Toscana, dove impareranno la rotta migratoria con la ricostruzione della loro memoria e, a partire dalla seconda generazione, ritorneranno indietro autonomamente.
L’obiettivo del progetto è la creazione di una popolazione sufficiente di Ibis eremita di circa 350/400 esemplari, con ben 4 colonie riproduttive, distribuite tra il lago di Costanza, nel sud della Germania, la regione di Salisburgo e in Carinzia. Tutti gli esemplari sono dotati di anelli identificativi, che rappresentano la loro carta d’identità, e di un trasmettitore GPS, posto sulla schiena, che trasmette la loro posizione a intervalli di tempo regolari, in modo che gli operatori seguano il loro tracciamento.
Il Trentino rappresenta uno dei loro corridoi migratori e capita sempre più spesso di avvistarli, ma gli esemplari non vanno assolutamente disturbati e avvicinati.
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