“Elezioni subito significa avere il Paese praticamente immobile e pericolosamente esposto, fino a novembre-dicembre. Personalmente ritengo che sia un lusso che non ci possiamo concedere e che dovremmo fare di tutto per andare alle elezioni a scadenza naturale, una volta messo in sicurezza il Paese”.
Così il presidente del Consiglio comunale di Trento, Paolo Piccoli, si esprime sulla crisi di governo aperta giovedì 14 luglio dal movimento Cinque Stelle. Oggi, mercoledì 20 luglio, alle 9.30 il presidente del Consiglio Mario Draghi si presenterà al Senato per chiedere la fiducia. Tante le voci che, in questa settimana, si sono levate per chiedere a Draghi di rimanere e garantire una continuità all’esecutivo. Tra le cariche istituzionali che hanno chiesto a Draghi di restare ci sono i sindaci italiani, tra cui Franco Ianeselli, sindaco di Trento, che hanno firmato una lettera perché “ora più che mai abbiamo bisogno di stabilità, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia”.
“Non meraviglia che chi pensa di vincere le elezioni, di fronte alla sciagurata mossa politica dei Cinque Stelle, chieda a gran voce lo scioglimento delle Camere“, scrive in una nota il presidente del Consiglio comunale di Trento Piccoli. “Vede vicino il traguardo della propria vittoria e, al di là degli interessi del Paese e degli italiani, sogna già Palazzo Chigi”.
Un’ambizione che Piccoli definisce “legittima”, “anche se – aggiunge – è altrettanto lecito dubitare che sarà poi possibile avvicinare la capacità di governo e la reputazione interna e internazionale di quel Mario Draghi che la politica italiana sembra considerare quasi una parentesi fastidiosa, ma che ci ha ridato dignità in Europa e nel mondo. Nessuno è indispensabile, certo, ma non è proprio vero che ‘uno vale uno’ e i fatti sono lì a dimostrarlo, perché, come ricordava il mio maestro Trabucchi, ‘sono argomenti testardi'”.
Secondo il presidente del Consiglio comunale di Trento, a stupire è l’argomentazione usata da chi invoca nuove elezioni. “Il Paese non può rimanere fermo”, si dice. “Peccato – prosegue Piccoli – che il mare nel quale navighiamo non sia calmo: pandemia non ancora domata, guerra in Europa, palese aggressione di Putin alle democrazie, crisi energetica, fondi del PNRR da confermare entro l’anno, inflazione, diseguaglianze sociali in crescita, legge di bilancio da approntare e approvare, lo spread da tenere a bada, esigono un governo nella pienezza delle sue funzioni. Elezioni subito significa invece avere il Paese praticamente immobile e pericolosamente esposto, fino a novembre-dicembre. Personalmente ritengo che sia un lusso che non ci possiamo concedere e che dovremmo fare di tutto per andare alle elezioni a scadenza naturale, una volta messo in sicurezza il Paese”.
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