“Ieri (domenica 18 luglio) abbiamo ricevuto una segnalazione dal rifugista del rifugio Marmolada, che aveva sentito 4 forti boati dovuti a qualche movimento del ghiacciaio”. Così l’ingegner Mauro Gaddo, direttore dell’Ufficio previsioni e pianificazione della Protezione civile della Provincia di Trento, sul nuovo distacco del ghiacciaio della Marmolada dopo la tragedia di domenica 3 luglio nella quale hanno perso la vita 11 persone.
“Lui (il rifugista) si è precipitato subito a valle – prosegue Gaddo – e noi abbiamo allertato subito il nostro elicottero e abbiamo fatto una perlustrazione dell’area. È stata notata una frattura nel ghiacciaio in destra orografica rispetto alla calotta che è crollata nei giorni scorsi. Una frattura che c’è sempre stata, ma che forse in effetti è più larga del solito. Ed è stata soprattutto notata una grande quantità di acqua che entra in questo crepaccio”.
La temperatura registrata ieri era molto alta: “sui 16 gradi in quel momento e a quella quota”, spiega l’ingegnere della Provincia di Trento. Proseguono quindi le attività di monitoraggio dei tecnici della Protezione civile, condotte nel rispetto degli standard di sicurezza. “Adesso stiamo monitorando – prosegue Gaddo – con gli strumenti che stiamo già usando per monitorare il crollo della calotta. Al momento non abbiamo grandi evidenze di spostamenti, se non quello del crepaccio che tra ieri e oggi sembra leggermente aumentato di dimensioni. Questo grazie al volo di questa mattina che ha portato in quota, sulla cima, in sicurezza una squadra con i droni che stanno adesso facendo un rilievo completo della frattura”.
Dalle prime rilevazioni aeree si stima che il crepaccio abbia una larghezza di circa 200 metri per un spessore tra i 25 ed i 35 metri. La zona è interdetta agli escursionisti dopo la tragedia del 3 luglio scorso. Le attività di osservazione del ghiacciaio proseguono non stop tramite laser e interferometro.
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