“Missionario della misericordia, senza la clava del giudizio”

“Quando il Papa ci ha parlato in San Pietro nel mercoledì delle Ceneri ci ha raccomandato di essere annunciatori della misericordia per esprimere la maternità della Chiesa, che genera nuovi figli alla fede”. Il francescano padre Pietro Stablum è per il Trentino – fra gli oltre mille inviati da Francesco in tutto il mondo – l'unico ad avere il mandato di “missionario della misericordia”. Ovvero è il confessore che ha facoltà di assolvere dei peccati riservati alla Santa Sede: la profanazione delle specie eucaristiche, la violenza fisica contro il Papa, l’assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento, la violazione diretta del sigillo sacramentale da parte del confessore.

Queste prime settimane di Giubileo registrano un ritorno al confessionale, padre Pietro?

E' forse presto per dirlo anche perché la predicazione sulla misericordia si è rinforzata con l'avvio della Quaresima. “Il nome di Dio è Misericordia” diceva già Papa Benedetto e questo periodo è molto favorevole per annunciarlo.

Una resistenza viene dal fatto di doversi raccontare ad un prete?

Tutti ci vergogniamo a mettere a nudo la nostra vita, ma la vergogna, secondo il Papa, può essere un primo segno di conversione che chiede a noi sacerdoti un atteggiamento di grande rispetto, oltre che di ascolto. I nostri confessionali dovrebbero essere oasi della misericordia, a cui potersi dissetare.

Francesco dice che il confessionale non è una tintoria...

Con noi il Papa ha preferito parlare al positivo: non usare la clave del giudizio, usare solo misericordia, sottolineava “solo”. E non fare domande che talvolta sono solo curiosità e purtroppo mettono in difficoltà le persone, al punto che qualcuno decide da non tornare più.

Si sente ancora parlare di manica corta o manica larga…

Per usare quest'immagine popolare, credo che, al giorno d'oggi, siamo tutti di manica larga, tranne qualche raro caso. Basta infatti come confessori che pensiamo di agire in nome di Gesù Cristo che è morto per togliere i peccati del mondo, quindi… E' importante però saper dedicare tempo e impegno anche ad approfondire questo sacramento”.

Lasciamo la chiesa dei Francescani di Pergine, anche per questo servizio molto frequentata da tutta la Valsugana, cogliendo anche un pensiero da padre Claudio Righi: “Dobbiamo vedere la confessione come un affidarsi alla misericordia di Dio, non come sottoporsi ad un giudizio, come qualcuno è stato abituato a pensare.

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