Quattro giorni di passeggiate e trekking sui sentieri del Monte Pasubio, pernottamenti in rifugio e incontri con i reporter editi dalla casa editrice roveretana Keller. “Geografie sul Pasubio”, questo il nome dell’iniziativa, si terrà tra giovedì 14 e domenica 17 luglio e si occuperà anche per questa quinta edizione del reportage nella sua forma più trasversale e originale.
“Un modo per confrontarsi con le vecchie e nuove geografie – spiega la Keller -, quelle delle mappe e quelle impalpabili e poco definibili che non si possono mettere su carta”.
Tra i nomi degli ospiti gli italiani Gabriele Battaglia, Valentina Parisi, Valerio Pellizzari, Andrea Pipino, l’italogiapponese Junko Terao, lo svedese Albin Biblom, lo spagnolo Sergio del Molino, lo slovacco Tomas Forro, il polacco Witold Szablowski, il tedesco Uwe Rada.
Gli incontri con i reporter avvengono in quota, in luoghi che possono essere raggiunti a piedi. L’accesso agli eventi del 14 e del 17 luglio può avvenire anche con i mezzi. Ma per i più avventurosi imperdibile è l’esperienza del trekking che collega in quattro giorni tutte le location degli interventi, con pernottamento in rifugio e la possibilità di incontrare i reporter anche al di là degli incontri ufficiali.
Chi vuole partecipare ai singoli incontri – ad accesso libero e gratuito – può risalire i sentieri con lo zaino in spalla fino ai luoghi che ospitano gli interventi.
“Il centro di tutto – sottolinea la Keller – resta una montagna simbolo come il Monte Pasubio, carica di significati culturali, storici, paesaggistici (da sempre un monte-confine) nei quali Geografie si rispecchia alla perfezione interpretando il reportage come spazio per il pensiero e ‘l’azione’, per il confronto e la ricerca, come spinta a superare frontiere e barriere… ma Geografie punta anche a riportare sulle terre alte energie, pensiero e capacità di individuare nuovi percorsi”.
A Trento il 19 luglio ci sarà “Geografie off”, l’evento che porta in città Geografie sul Pasubio. Alle 18.30, nel Giardino dei Poeti, ci sarà l’intervento del più importante scrittore ucraino, Andrei Kurkov. Per informazioni e iscrizioni, andare sul sito della Keller.
IL PROGRAMMA
VALENTINA PARISI, KALININGRAD – 14 LUGLIO, ORE 18
Pasubio (Pendici), Il Masetto (Geroli)
In questi giorni il nome di questa città sul Baltico è tornato alla ribalta per i fatti legati alla guerra ucraina e alle tensioni geopolitiche. Kaliningrad però è anche qualcosa di molto particolare. Anzitutto prima di Kalinigrad esisteva Königsberg, la città tedesco-prussiana di Kant, Gottsched, Herder, Hannah Arendt… Rasa al suolo nel 1944 (prima dagli Alleati e poi dall’Armata Rossa) lasciò il posto a Kalinigrad. “Enigmatica come una delle città invisibili di Italo Calvino, questa exclave russa situata in riva al Mar Baltico cela storie dimenticate, come quella dei tanti prigionieri di guerra, anche italiani, che vi hanno lavorato fino all’aprile 1945, nelle fabbriche del Terzo Reich…” (dalla quarta di copertina del volume).
Valentina Parisi è nata nel 1976 a Milano, dove abita. Dopo il dottorato di ricerca in letterature slave, ha vissuto all’estero con varie borse di studio, in Germania e a Budapest.
Attualmente assegnista di ricerca in letteratura russa presso l’Università degli Studi di Pavia, ha tradotto dal russo opere di Alexandra Petrova, Lev Šestov, Pavel Florenskij, Léon Bakst, Pavel Sanaev, Vasilij Grossman, Anton Čechov, Vasilij Golovanov e, dal polacco, testi in prosa di Wisława Szymborska, Adam Zagajewski, Hanna Krall, Stanisław Lem.
Ha pubblicato un libro sull’editoria clandestina nell’Urss (Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1990, Il Mulino, 2014) e la Guida alla Mosca ribelle (Voland, 2017).
Dal 2007 collabora regolarmente alle pagine culturali de «il manifesto» e di «AliasD». Ha scritto inoltre su «Diario della settimana», «Galatea», «Pagina 99» e «Alfabeta2».
UWE RADA (Germania), Il fiume Oder. Da confine della Guerra Fredda a…, 15 LUGLIO
Pasubio, Malga Bisorte, ore 12 circa
Luogo: In via di definizione
Tutti noi conosciamo e sappiamo in un certo modo almeno collocare sulla mappa fiumi com Volga, Danubio, Don, Dnepr, Reno, Elba. Per alcuni di loro recuperiamo nella memoria fatti storici, il loro valore dall’età antica in poi. Ma ci sono altri corsi d’acqua che risuonano nella testa solo come già sentiti o a volte nemmeno in quel modo: Oder, Memel, Nemunas… Fiumi di cui sappiamo poco o nulla. Uwe Rada si è occupato a lungo dei paesaggi culturali dei fiumi (e dei loro bacini) che sfociano nel Baltico. Alcuni furono un tempo linee di confine della guerra fredda come l’Oder, altri collegavano e collegano il cuore “russo” con le Repubbliche baltiche… tutti oggi sono parte, in ogni caso, di nuove geografie.
Con Rada ci occupiamo, da un angolo visuale molto originale, di un’area che sta tornando prepotentemente al centro degli interessi e della Storia attuale.
Uwe Rada segue la vita dell’Oder e racconta le storie di questo fiume, che parlano di guerra, separazione e riconciliazione, ma soprattutto di speranza in un futuro comune.
Uwe Rada, classe 1963, è redattore del quotidiano “TAZ” e autore. Vive a Berlino. Ha ricevuto varie borse di studio e premi per il suo lavoro giornalistico, tra cui quello della Fondazione Robert Bosch e dal Goethe Institute. Ha pubblicato diversi libri sulla storia dell’Europa orientale e anche un volume sul Mare Adriatico.
ALBIN BIBLOM (Svezia), ANDREA PIPINO (Italia), WITOLD SZABLOWSKI (Polonia), Gli orsi danzanti della Bulgaria, 15 LUGLIO
Pasubio, Rifugio Lancia (nelle vicinanze), ore 16
Biblom è un fotografo che tra le altre cose si è occupato del fenomeno degli orsi ballerini in Bulgaria. Alcune sue foto sono state utilizzate nel recente volume “Orsi danzanti. Storie di nostalgici della vita sotto il comunismo” (Keller, trad. L. Masi)) di Witold Szablowski e sono state esposte al Natuurmuseum Groningen.
Il fenomeno degli orsi ballerini è esemplare dell’intervento di mutamenti sociali, di costume e anche di nuove sensibilità oltre che di nuove regole all’interno di Stati e popolazioni.
Questi mutamenti li ha dovuti affrontare, ad esempio, la Bulgaria dopo l’adesione alla comunità europea: ossia abbandonare pratiche secolari (diffuse anche in altre parti dell’Europa centro-orientale) di addestramento degli orsi al ballo; pratiche spesso crudeli o comunque non rispettose della natura e dignità degli animali ma che per alcune parti della popolazione erano un forma di economia.
Le fotografie di Biblom fissano un fenomeno un momento prima della sua scomparsa. Ultima testimonianza di animali e padroni. Crepuscolo di una pratica secolare, momento di cambiamento e anche di tensioni. Albin Biblom nato nel 1975 in Svezia, ha studiato all’International Center of Photography di New York (USA) e alla Gerrit Rietveld Academy di Amsterdam (Paesi Bassi). Si occupa di fotografia e documentari.
Con lui dialoghera Andrea Pipino, editor per l’Europa centro-orientale di «Internazionale».
Ovviamente non poteva mancare Witold Szablowski, autore di “Orsi danzanti. Storie di nostalgici della vita sotto il comunismo”. Link a scheda libro
VALERIO PELLIZZARI (Italia), Nostalgie imperiali: Alaska e Curili, 15 LUGLIO
Pasubio, Rifugio Lancia, ore 18
La guerra che non si chiama guerra in Ucraina ha risvegliato (innescato) nostalgie imperiali. Dall’Alaska zarista venduta agli Stati Uniti, alle isole Curili che paralizzano la pace con Tokyo, all’Antartide avvistato due secoli fa dai russi per primi. Tra propaganda e scioglimento dei ghiacci, Mosca ancora una volta identifica la frontiera con il fronte militare, presente o futuro.
Valerio Pellizzari è giornalista e scrittore. È stato inviato speciale de “Il Messaggero” e poi editorialista de “La Stampa”. Ha seguito per oltre quarant’anni gli avvenimenti che hanno sconvolto l’Europa dell’Est – compresa la Guerra civile jugoslava , il Maghreb, il Medio Oriente, l’Asia centrale e l’Estremo Oriente. Ha potuto conoscere da vicino molti protagonisti dell’ultimo Novecento e del nuovo secolo. Ha collaborato con numerose testate internazionali tra le quali International Herald Tribune, Libération, El País, BBC, Al Jazeera. Tra i suoi libri più recenti “La stanza di Ali Baba. Cronache di un Iraq sconosciuto” (Sperling & Kupfer 2004), “In battaglia, quando l’uva è matura” (Laterza 2012), che riassume quarant’anni di esperienze afgane dirette. La sua produzione precedente ha toccato vari scenari in libri come “L’Asia dopo il ping pong” (Pan editrice 1973), “Vietnam senza memoria” (Vallecchi 1985), “Kabul Kabul” (Vallecchi 1989), scritto assieme all’amico Ettore Mo sull’occupazione sovietica e la guerriglia afgana. Ha ricevuto il premio “Max David” per l’inviato speciale, è stato tra i fondatori del Premio Terzani.
TOMAS FORRO (Slovacchia), Donbas. Suite nuziale all’Hotel “Vojna”, 16 LUGLIO
Pasubio, Rifugio Vincenzo Lancia, ore 11
Siamo inondati di notizie dall’Ucraina, ma ancora poco sappiamo del Donbas. E il racconto che abbiamo degli eventi dal 2014 in poi è spesso parziale, lacunoso, talvolta di parte. Mancava un reportage di valore che riuscisse a rappresentare la complessità della situazione e Forro è riuscito a farlo. Un reporter slovacco vecchio stampo. Uno che “usa le gambe” e il tempo per occuparsi di aree di crisi e conflitti in tutto il mondo.
Tomáš Forró ci parla della guerra nel Donbas dal cuore del conflitto (pre guerra ucraina del 2022) dove ha trascorso due anni, principalmente nelle aree controllate dai separatisti (uno dei pochi giornalisti occidentali che lì non ha lavorato per la macchina di propaganda russa) per raccogliere il materiale che ha dato forma a «Donbas. Suite nuziale all’Hotel ‘Vojna’» (oltre 400 pagine in via di traduzione in Italia).
Forro parla con persone su entrambi i lati del fronte, spesso rischia la vita e va di nascosto dove pochi giornalisti si avventurano. Descrive a fondo la situazione politica nell’Ucraina orientale e le tattiche russe della guerra ibrida, in cui il combattimento convenzionale si mescola alla guerriglia e i fatti alla propaganda. Le sue analisi sono sempre legate anche alle storie di persone per le quali la guerra e le sue conseguenze sono una quotidianità dolorosa. La grande politica si intreccia qui con la piccola politica, e il destino dei soldati con il destino delle famiglie comuni che hanno perso tutto nel conflitto.
Tomas Forro è un giornalista slovacco che si occupa di situazioni di crisi e conflitti principalmente nelle regioni dell’Europa centrale e orientale, dell’America Latina e dell’Asia meridionale.
Sta pubblicando per lo più ampi reportage investigativi in vari media dell’Europa centrale e orientale come Dennik N (Slovacchia), Polityka (Polonia) e altri.
Tomas Forro è stato selezionato due volte per il Czech Journalism Award ed ha ottenuto ben tre Slovak Journalism Awards.
SERGIO DEL MOLINO (Spagna), La Spagna vuota, 16 LUGLIO
Pasubio, Rifugio Lancia (vicinanze: Sella dei Colsanti), ore 16
“La Spagna, come altri paesi europei tra cui l’Italia, ha visto svuotarsi nel corso dei decenni parte del suo territorio. Questo fenomeno inizia nel dopoguerra con l’abbandono delle campagne e delle province e il rapido processo di inurbamento prima verso Madrid e Barcellona e poi a favore di città di medie dimensioni come Saragozza, dove vive l’autore Sergio del Molino. È da qui che inizia un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso le zone profonde e semidisabitate della penisola iberica, nella densità della Storia e nella rarefazione del presente della «Spagna vuota», termine da lui coniato e che è entrato nel lessico contemporaneo” (dalla quarta del libro La Spagna vuota). Dal Molino si è anche occupato dei confini interni alla Spagna.
C’è una incredibile affinità tra ciò che è accaduto all’entroterra e alle aree montane dell’Italia. Un incontro molto interessante per cercare affinità e differenze.
Sergio del Molino, nato a Madrid nel 1979, è scrittore e giornalista e collabora con diversi quotidiani e programmi televisivi. Ha esordito nel 2009 con la raccolta di racconti Malas influencias, seguita nel 2012 dal romanzo No habrá más enemigo. Nell’ora violetta (Sellerio 2017) ha vinto il Premio El Ojo Crítico 2013 e il Premio Tigre Juan.
WITOLD SZABLOWSKI (Polonia), Come sfamare un dittatore. Saddam Hussein, Idi Amin, Enver Hoxha, Fidel Castro E Pol Pot attraverso gli occhi dei loro cuochi, 16 LUGLIO
Pasubio, Rifugio Lancia, ore 18
Cosa mangiava Pol Pot mentre due milioni di cambogiani stavano morendo di fame? Idi Amin ha davvero mangiato carne umana? E perché Fidel Castro era ossessionato da una mucca in particolare?
Viaggiando attraverso quattro continenti, dalle rovine dell’Iraq alle savane del Kenya, Witold Szabłowski ha rintracciato i cuochi personali di cinque “dittatori”: l’iracheno Saddam Hussein, l’ugandese Idi Amin, l’albanese Enver Hoxha, il cubano Fidel Castro e il cambogiano Pol Pot. Ha ascoltato le loro storie davanti a zuppe agrodolci, pilaf di capra, bottiglie di rum e giocando a gin rummy. Uno sguardo diverso e intrigante sulla vita sotto la tirannia.
Witold Szabłowski è nato nel 1980 a Ostrów Mazowiecki. Ha studiato Scienze politiche a Varsavia e Istanbul. In Polonia ha iniziato la carriera giornalistica collaborando con la rete televisiva tvn24. Nel 2006 è entrato nel gruppo di «Gazeta Wyborcza». Per i suoi reportage ha ottenuto importanti riconoscimenti, fra cui il Melchior 2007, la menzione di Amnesty International e il Premio Anna Lindh. Nel 2010 ha ricevuto il Premio del Parlamento europeo per il suo reportage Oggi verranno a riva due cadaveri. Per L’assassino dalla città delle albicocche (Keller, 2019) ha ottenuto il Premio Beata Pawlak ed è stato nominato per il Premio letterario dell’Europa Centrale “Angelus” e per il Premio letterario nike. L’edizione inglese ha ricevuto il premio del pen Club britannico e «World Literature Today» ne ha parlato come di uno dei libri più importanti fra quelli tradotti in inglese nel 2013. Tra le altre sue opere anche Orsi danzanti (Keller, 2022).
JUNKO TERAO (Italia) – GABRIELE BATTAGLIA , Cina e Asia dopo la crisi ucraina, 17 LUGLIO
Pasubio, Malga Valli, ore 14
Nelle varie edizioni di Geografie non ci siamo mai occupati di Asia. Ora finalmente riusciamo a farlo con due relatori di grande valore come la giornalista Junko Terao – editor per l’Asia di Internazionale – e con Gabriele Battaglia inviato da Pechino per la Radio Svizzera Italiana.
Con loro lanceremo uno sguardo a quello che potrà avvenire (oltre a quello che già sta accadendo) nel continente asiatico anche a seguito della crisi ucraina.
Junko Terao è l’editor di Asia e Pacifico. Italogiapponese, lavora a Internazionale dal 2010. In passato ha lavorato al Riformista e al Manifesto, e ha collaborato da freelance con diverse testate come socia di Lettera 22. È laureata in lingue e letterature orientali. È nata a Brescia ed è di casa a Venezia.
Gabriele Battaglia, classe 1966, vive a Pechino dal 2011, dove è corrispondente per la Radiotelevisione della Svizzera Italiana (RSI). Collabora con Internazionale e altre testate. Tra i suoi libri “Buonanotte Signor Mao” (Milieu, 2017), “Fucili contro Burma” (Informant, 2014). Nel 2021 è uscito per Prospero editore “MASSA PER VELOCITÀ. Un racconto dalla Cina profonda”.
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