Scatta un Piano provinciale per prevenire l’ingresso della peste suina africana in Trentino. Tra i provvedimenti sono previsti l’incremento della sorveglianza passiva e un maggior contenimento del numero di cinghiali per ridurne la densità.
La peste suina è una malattia virale che colpisce i suini domestici e selvatici ma non è trasmissibile all’uomo. A fine 2021 ha fatto il suo ingresso in Italia, con casi rilevati in Liguria e Piemonte e, recentemente, anche in Lazio. Questa malattia causa ingenti perdite economiche nell’intero comparto suinicolo, nell’indotto e non solo.
“I rischi connessi all’eventuale introduzione della Psa in Trentino – spiega l’assessora provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli, che ha portato il documento oggi in Giunta – impongono l’assunzione di misure preventive di ampia portata sotto il profilo sanitario, anche attraverso il coinvolgimento di tutti i cittadini, che saranno coinvolti con informazioni specifiche. È infatti fondamentale che ognuno di noi faccia la propria parte”.
Il piano provinciale è stato redatto dal Servizio faunistico con la collaborazione del Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza, secondo le linee guida dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale.
Per evitare la diffusione del virus si applica il divieto di spostamento di suini vivi ed di prodotti derivati, ma anche il divieto di esercizio della caccia, della pesca, della raccolta di funghi e tartufi e delle attività sportive all’aperto: iniziative dalle gravissime implicazioni economiche dirette e in dirette.
Il Trentino attualmente è indenne da questa malattia. Il piano approvato oggi dall’esecutivo (“Piano provinciale di interventi urgenti per la gestione e il controllo della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale (Sus scrofa)”) vuole scongiurare l’ipotesi che la peste suina si diffonda anche in provincia di Trento.
Il documento prevede azioni dirette sui cinghiali con la riduzione della loro densità da parte dei cacciatori abilitati e del personale di vigilanza. Per quanto riguarda i suini domestici, invece, saranno intensificate le attività di controllo negli stabilimenti – sia a carattere commerciale sia familiare – per la verifica della corretta applicazione delle misure di biosicurezza. Lo scopo principale è quello di garantire una netta separazione tra domestici e selvatici.
Fondamentali, nel Piano, anche gli interventi indiretti. Molto rilevante è anche la sorveglianza passiva, ovvero la ricerca sul territorio e la segnalazione di eventuali cinghiali morti o in evidente stato di deperimento. Per quest’attività è stato formato il personale del Corpo forestale trentino, oltre ai custodi forestali.
L’informazione dei cittadini è un altro punto del Piano. L’obiettivo è che vengano adottati dei comportamenti corretti per evitare il rischio di diffusione della malattia. Il virus vive a lungo nelle carni suine fresche e stagionate di animali infetti, e l’abbandono nell’ambiente di residui di questi cibi rappresenta un grave rischio di trasmissione della malattia agli animali sani e nel periodo estivo questo rischio aumenta.
Saranno installati presso le aree picnic e nelle bacheche pubbliche dei pannelli informativi per sensibilizzare le persone sulla necessità di raccogliere i resti di cibo di origine suinicola in sacchetti o contenitori chiusi.
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