In merito alla storica visita di Francesco alla Sinagoga di Roma, trent’anni dopo Giovanni Paolo II e sei anni dopo Benedetto XVI, (si veda il servizio a pag. 15), abbiamo raccolto il commento della presidente della comunità ebraica di Merano, che ha ascoltato dal vivo l'invito del Papa alla fratellanza tra i popoli di fede diversa, appartenenti “ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio”.
La diversità nella fede non è un ostacolo, dunque, alla convivenza. “Un segno di grande apertura da parte del Papa – commenta Innerhofer –. Ha dimostrato di nuovo il suo amore, la sua vicinanza alle persone e la sua grande umanità. Entrando in Sinagoga ha salutato tutti, stringendo la mano ai presenti: un gesto inusuale, storico. Al termine dell’incontro ci ha dato la sua benedizione, in lingua italiana, ma secondo la tradizione ebraica”.
Nel suo discorso in Sinagoga, Bergoglio ha condannato l’antisemitismo, ricordano i milioni di ebrei sterminati dai nazisti, e ogni forma di discriminazione, violenza e persecuzione. “L’unità delle fedi – commenta ancora Innerhofer – non deve essere soltanto una presa di posizione formale. È necessario unirsi in azioni concrete, perché oggi siamo tutti minacciati da coloro che uccidono in nome di una fede, di un Dio. Ci vuole una comunione di intenti per raggiungere una coesistenza pacifica”.
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